Nuova estate in arrivo, nuovo Mi Ami concluso – con nostro grande dispiacere, ovviamente. Sotto il segno dell’amore, anche quest’anno abbiamo avuto modo di assistere ai live degli artisti che più ci hanno fatto sognare negli ultimi anni, di scoprirne di nuovi, di scoprire risse improbabili (ma su cui preferiamo non soffermarci, anche se avrete sicuramente capito di cosa stiamo parlando).
Il Mi Ami di quest’anno è stato un susseguirsi di sorprese, folate di vento combattute da balli improvvisati sul prato, squittii emozionati dei presenti quando tra il pubblico si avvistavano personaggi come Rachele Bastreghi o Franco126. A ripensarci, la nostalgia quasi ci toglie il fiato: ripercorriamo dunque le tappe dell’ultima giornata di questo intenso quanto atteso Mi Ami 2022.
CRU
Cru è un polistrumentista veronese di cui avevamo già sentito parlare nel 2o20, con l’uscita dei singoli “Ciao Amica!” e “Ciò che inferno non è”. Dopo il singolo “Cuore di cane” pubblica quest’anno il suo album d’esordio “CRUDO”, presentato per l’appunto sul palco Rilegno. Un gioiellino lo-fi che va assolutamente approfondito.
BAIS
Con il suo classico tocco di malinconia, domenica Bais ha inaugurato il palco della Collinetta, trasportandoci nel mondo di “Diviso due”: una riflessione sul tempo, calde notti d’estate e dubbi esistenziali. Visto l’andamento del suo live, non c’è da sorprendersi che sarà possibile rivedere l’artista in azione allo Sziget Festival di quest’anno.
DUMBO GETS MAD
I Dumbo Gets Mad sono uno dei più grandi orgogli che possiamo vantare all’estero – cosa che dovremmo effettivamente fare più spesso, visto il discreto successo che stanno avendo negli Stati Uniti. La loro è una galassia dalla quale non vorremmo uscire mai più: una dimensione eterea, sognante, che dal vivo rende in una maniera indescrivibile.
YIN YIN
Con gli Yin Yin, abbiamo finalmente augurato le danze più scatenate del festival. Tanto sano groove, psichedelia retrò ispirata al Sudest asiatico e il carisma di Erik Bandt sono stati gli ingredienti di uno dei live più sorprendenti a cui potessimo assistere in queste giornate.
STUDIO MURENA
Che gli Studio Murena fossero il gruppo rivelazione dell’anno scorso non era di certo scontato, ma ne abbiamo avuto la conferma proprio vedendoli live: il loro basso devastante e il modo sublime in cui riescono a fondere jazz e hip hop hanno conquistato il pubblico dell’intera Collinetta in pochi attimi. Dopo averli sentiti, possiamo sicuramente dirlo: ascoltare il loro album eponimo in digitale (per quanto sia ben fatto) non è abbastanza soddisfacente, perchè dal vivo riesce a entrarti dentro come pochi dischi sanno fare.
L’IMPERATRICE
Tanti cuori luminosi e colorati che battono all’unisono, al ritmo di una danza che trascina i corpi dei presenti quasi contro la loro volontà . Prima che ce ne possiamo rendere conto, ognuno di noi viene travolto dall’irrefrenabile fascino di questi sei ragazzi francesi, e in particolare dall’angelica voce di Flore Benguigui. Se quei cuori luminosi hanno smesso di battere lentamente sul palco del Mi Ami, di certo non si può dire lo stesso dei nostri; mentalmente e spiritualmente siamo ancora rimasti alla serata di domenica, davanti a quel palco, mentre ondeggiamo sulle note di “Peur des filles”.
NU GENEA LIVE BAND
Il patrimonio culturale che rappresenta la canzone napoletana è fin troppo sottovalutata, e nessuno lo può negare; per fortuna ci hanno pensato (anche) i Nu Genea a ricordarlo. Testi in dialetto misto a francese, tantissimo funk, un calore più unico che raro e uno splendido Marco Castello ospite sul palco: cosa potevamo chiedere di più? Assolutamente nulla, infatti è stato il modo migliore per chiudere un festival che era già riuscito a darci molte soddisfazioni di per sè.
All’anno prossimo, dunque, carissimo Mi Ami: a ogni edizione sai farti volere ancora più bene rispetto a quella precedente, e questa non fa eccezione. Che la prossima sia ancora più irrazionale, caotica, magica, che lo sia più che mai: ci fai battere il cuore esattamente così come sei.