Da martedì 21 a domenica 26 giugno al Parco BussolaDomani di Lido di Camaiore (LU) si terrà la prima edizione del festival “La Prima Estate” (biglietti e pacchetti disponibili online), che vedrà ogni sera esibirsi importanti artisti nazionali e internazionali di grande prestigio (qui la line-up completa), tra cui The National, Duran Duran, Bluvertigo, Anderson.Paak, Courtney Barnett, Beabadoobee, La Rappresentante Di Lista, solo per citarne alcuni. Per parlare del festival e non solo, insieme ad alcuni colleghi di altre testate giornalistiche, ci siamo ritrovati su Zoom a parlare insieme a Scott Devendorf, bassista dei National, headliner della bellissima e imperdibile prima serata de “La Prima Estate”.
Subito si parla del loro nuovo LP, seguito di “I’m Easy To Find”, uscito a maggio 2019 via 4AD:
Stiamo lavorando sul nuovo disco proprio in questo momento. Abbiamo iniziato un anno fa o forse anche qualcosa in più. Tutti i componenti della band abitano in luoghi differenti, così ci siamo dovuti trovare in un unico posto per lavorare insieme sull’album e ovviamente abbiamo anche lavorato in modo indipendentente, scambiandoci file, spiega Scott, che poi racconta di come il Covid-19 abbia interrotto i loro tour e cambiato i loro programmi:
Nel 2020 avevamo in programma di portare ancora in tour il nostro ultimo album, “I Am Easy To Find”, ma non ci siamo riusciti a causa dei problemi globali legati alla pandemia.
Devendorf ci anticipa che:
…il nuovo album è pronto direi all’80%. In questo momento stiamo provando in Francia visto che non abbiamo suonato insieme per due anni: proviamo le canzoni vecchie e anche alcune nuove e credo che ne suoneremo un paio di nuove nei prossimi show qua e là . Quello italiano sarà il nostro ultimo concerto del tour estivo europeo e per allora forse ne avremmo anche più di due nuove.
Si pone in seguito l’attenzione sui progetti al di fuori della loro band principale che vari componenti hanno costruito nel corso degli ultimi anni:
Ognuno di noi ha lavorato su altri progetti, come il disco di Taylor Swift, ma poi ci sono anche altre cose indipendenti su cui stiamo lavorando e che non sono ancora finite: abbiamo lavorato in questo modo per un po’ di tempo e credo che questa cosa ci abbia permesso di sentire quello che facciamo con i National come qualcosa di fresco. Vogliamo sempre portare (dentro alla nostra band) parti di quello che facciamo e che impariamo negli altri progetti. E’ fantastico provare nuovo materiale.
Il loro quarto album, “The Boxer” ha compiuto da pochi giorni il suo quindicesimo “compleanno” ed è giusto tornare sull’argomento:
(Parlare di) “The Boxer” è sempre un bel viaggio nel tempo, pensando a quel periodo e a tutto quello che è successo nel frattempo. Quel disco è speciale per noi, è stato un periodo emozionale per noi come band. Era solo il nostro secondo album per la Beggars, la nostra label nel Regno Unito. Avevamo pubblicato “Alligator” e poi è arrivato “The Boxer” che era un disco differente e una sfida per noi. Forse oggi lavoreremmo più velocemente, adesso però viviamo in un periodo differente.
Si torna a parlare nello specifico della collaborazione con Taylor Swift, una cosa che solo qualche tempo fa sarebbe stata ritenuta da tutti come piuttosto improbabile:
Se me lo avessi chiesto dieci anni fa non ci avrei creduto, mi suona un po’ strano da un certo punto di vista. Le lotte che ci sono state tra le label e tra i produttori sono il lato negativo di ciò. Taylor è una persona di talento e lavorare con lei è stato divertente. Aaron è stato quello che ha lavorato di più con lei su questi progetti e ha passato tanto tempo in studio con lei. Visto che è successo durante la pandemia noi abbiamo registrato separatamente e poi gli abbiamo inviato le nostre parti, così che lui potesse lavorarci. E’ stato interessante. Lei è una persona dalla mentalità indipendente, ha il controllo sulla sua immagine, sulle comunicazioni e su ogni aspetto. E’ fan della nostra band, il che ci rende umili ed è divertente. Venne a un nostro show a Brooklyn alcuni anni fa, forse nel 2015 e ci guardò suonare dal backstage. E’ una persona fantastica e lavorare insieme a lei è stata una bella esperienza.
La conversazione volge poi su “Day Of The Dead”, la compilation uscita nel 2016 che, mentre offriva un tributo ai Greatful Dead, raccoglieva fondi per Red Hot, una nota organizzazione benefica che lotta per sconfiggere una malattia tremendamente dolorosa come l’Aids.
Scott spiega che sono
…cresciuti amando questa band e li ho anche visti live alla fine della loro carriera, sarà stato nel 1993 o nel 1994. Ci piaceva suonare la loro musica. Poi ci è arrivata una richiesta dal loro manager, che ci richiedeva se avevamo tempo di lavorare con i componenti ancora in vita della band e l’abbiamo trovato. Nel 2012 abbiamo fatto una sessione insieme a Bob Weir nel suo studio in California per HeadCount, un’organizzazione che invita le persone giovani a registrarsi per votare. Dovevamo farlo ed è stato divertente. Abbiamo suonato insieme a Weir alcune delle loro canzoni e le abbiamo registrate, è stato davvero molto divertente. In seguito, non so quando, abbiamo iniziato a lavorare con la Red Hot per realizzare questa compilation per raccogliere fondi per la ricerca sull’Aids. In seguito altre persone sono venute in studio a lavorare insieme a noi. E’ stata una bella esperienza, ci sono voluti anni per costruire questo progetto, ma tutti sono stati molto contenti di poterci partecipare. Abbiamo fatto anche un grande show, è stata una celebrazione dei Greatful Dead.
E poi Scott ha ammesso la sua ammirazione per la band di Jerry Garcia aggiungendo: Credo che in un certo senso loro siano stati una delle prime indie band, sebbene fosse un periodo di tempo diverso e anche le case discografiche fossero diverse. Hanno sempre fatto le cose da soli e in modo indipendendente, ma i loro dischi sono stati fatti sempre in maniera professionale. Erano una band da ammirare. Sono stati una band di pionieri, se ne fregavano, ma allo stesso tempo erano molto seri riguardo a ciò che stavano facendo e allo stesso tempo si divertivano.
Gli viene chiesto poi quale sia il segreto di costruire canzoni dal coinvolgimento così grande a livello emotivo in oltre venti anni di carriera:
Ci è voluto parecchio tempo per farlo e per noi riuscire a fare una canzone che sappia coinvolgere sul piano emotivo è sempre una specie di lotta. Deve avere anche una connessione emozionale per la band. Non dico che siano canzoni autobiografiche, ma si riferiscono alle nostre esperienze, esperienze folli, esperienze strane.
Scott poi spiega:
…sia nei testi, ma anche nella musica devono avere questo outfit magico delle cose, in modo che la musica possa parlare di ciò di cui trattano le canzoni quasi come fanno i testi. Se non hanno ciò, allora le canzoni non ti commuovono veramente. Questo è il motivo per cui a volte ci mettiamo tanto, non entriamo mai in studio e facciamo un disco in due settimane. Ci vogliono mesi per costruire, smontare e ricostruire tutto.
Si parla anche della visione politica, pur non in modo tradizionale della sua band, che si è comunque sempre impegnata per supportare alcune problematiche:
Non siamo mai stati una band politica tradizionale, nel senso che non abbiamo mai scritto canzoni di protesta o siamo stati molto attivi, ma abbiamo parlato di problemi e negli ultimi anni, quando abbiamo avuto una maggiore visibilità , abbiamo cercato di fare qualcosa riguardo a tutto quanto. Abbiamo cercato di far capire alle persone che ci sono anche altri modi di pensare alle cose e che non bisogna guardare ogni cosa nella stessa maniera.
Ovviamente la conversazione si sposta anche sulla loro nazione:
Gli Stati Uniti sono davvero complicati, in particolar modo negli ultimi cinque anni. C’è sempre una parte che vuole controllare l’altra. Abbiamo sempre supportato le cose umanitarie, ma abbiamo fatto anche alcune cose politiche. Abbiamo suonato per Barack Obama durante la sua campagna politica. Noi veniamo tutti dall’Ohio, che è uno stato molto diviso, tutti gli Stati Uniti lo sono, ma l’Ohio in particolare. Supportiamo l’indipendenza delle persone e crediamo che la gente debba fare le sue cose, ma senza distruggere i diritti degli altri. Siamo solo una band che scrive musica e non degli esperti di politica.
Passiamo poi a discutere del festival a cui parteciperanno, della Toscana e delle loro esperienze in Italia nel corso degli anni:
Siamo molto contenti di tornare in Italia, abbiamo suonato nel vostro paese parecchie volte nel corso degli anni. Anni fa abbiamo suonato all’Arezzo Wave ed è stato veramente piacevole. Abbiamo fatto parecchi tour in Italia, ma anche date uniche sia a Milano e Roma, che in altre città . E’ sempre stato bello suonare in Italia e ci siamo sempre trovati bene con le persone.
Scott dice del La Prima Estate Festival:
Questo festival è vicino a una spiaggia, il che è fantastico, ed è anche il nostro ultimo show di questo tour europeo. Credo che sarà molto bello chiuderlo in questa maniera. Io dovrò andare a casa, ma so che mio fratello e anche altri componenti della band passeranno qualche giorno di vacanza in Italia dopo il concerto. Il programma del festival è davvero bello: mi dispiace molto perdere i Duran Duran. Credo che sarà molto divertente.
L’intervista si chiude con un ricordo di quasi venti anni fa di un altro concerto sempre legato al mare, quello dell’Hana-Bi di Marina di Ravenna e da lì si riflette sui cambiamenti avvenuti nell’approccio da parte dei National verso i loro concerti e la loro musica:
Mi ricordo di questo show a Ravenna. Ci sono stati dei grandi cambiamenti, adesso non andiamo più in giro con un van. Per quanto riguarda l’approccio ai concerti è cambiato molto, la produzione è più grande e ora ci sono molte più persone che vengono a vederci. Credo che purtroppo ora ci guardiamo meno dentro, ma penso che ci sia ancora quell’aspetto famigliare con cui ci approcciamo ai tour e ai concerti e a costruire la nostra musica in studio. Credo che nel corso degli anni siamo migliorati e forse abbiamo reso i nostri show più coinvolgenti, mentre credo che il modo di pensare alla nostra amicizia e alle nostre relazioni non sia cambiato. In oltre venti anni che la band esiste questa è stata sempre una cosa centrale per noi.
Credit Foto: Graham MacIndoe