Finalmente in Italia anche Lindsey Jordan aka Snail Mail per presentare il suo nuovo album “Valentine” uscito lo scorso novembre. Sarebbe dovuta venire ad inizio anno, ma se non ricordo male, per motivi di salute, posticipo’ il tutto a fine primavera.
Artista giovanissima, classe “’99 per l’esattezza, anzi compleanno festeggiato proprio oggi con tanto di torta on stage e relativo sing a long, si rifà esattamente ad un mondo musicale che ha vissuto gli anni migliori proprio quando lei non era ancora nata e mi riferisco a quell’indie rock classico e perchè no al grunge più cantautorale come retaggio sonoro, e l’accoppiata Cobain / Love direi che calza a pennello con quest’ultima come principale fonte d’ispirazione, almeno al sottoscritto torna quel tipo di mondo, sembra di rispolverare una sorta di Hole 2.0, Snail Mail, più soft o patinata, figlia anche di una produzione diversa, più curata soprattutto nel disco nuovo grazie anche al sapiente lavoro di Brad Cook in cabina di regia.
Due album in cascina al momento il sopracitato “Valentine” che ha confermato il percorso iniziale, senza tradire le attese, mentre per quanto riguarda l’esordio, quel “Lush” che fece, in qualche modo, gridare ad un piccolo miracolo nel 2018 e che la portò in palmo di mano accendendole i riflettori addosso, forse anche al di sopra di ogni aspettativa.
Amici che l’avevano incrociata non me ne hanno parlato così bene, anche se i primi concerti necessitano di un rewind di almeno tre anni abbondanti e il giudizio andrebbe comunque riaggiornato, quindi sostanzialmente non avevo aspettative per stasera.
Aprono l’evento The Goon Sax collettivo australiano dedito ad un delizioso indie pop cantato spesso e volentieri a due voci (maschile e femminile) a volte sbilenco, sovente più rotondo nella scelta delle melodie, già quasi 10 anni di carriera affiancano Snail Mail per tutto il tour europeo, presentando l’ultima fatica “Mirror II”, il terzo capitolo in una discografia già importante, sono una sorpresa ma anche una conferma per chi già li conosce ed è qui anche per loro, fanno un 30 minuti di set, dove tutto non è perfetto, ma che fa vedere comunque ancora l’enorme potenziale a disposizione, da citare almeno un tris di pezzi da andare a ripescare, sicuramente “In The Shore”, “She Knows” e la conclusiva “The Chance”.
Lindsay sul palco puntuale alle 22, in programma, come da copione, un’ora di live miscelando a dovere i due album a disposizione, lo dico subito, mi è piaciuta tantissimo, talento, simpatia, bravura, indiscutibile crescita rispetto al primo periodo, si parte subito con la nirvaniana “Valentine”, passando per “Glory”, la bellissima “Heat Wave” la mia preferita “Forever (Sailing), arrivando a “Full Control”.
Non stiamo certo parlando di performer che fa del bel canto il suo asso nella manica, bensì di un’artista in grado di fare la differenza con un songwriting di qualità , che ne fa insieme a le varie Soccer Mommy, Sharon Van Etten & co., una delle migliori in circolazione, chiude i bis, la personal hit “Pristine”, il caldo si è fatto sentire, serata abbastanza faticosa, ma ne è valsa la pena, bel concerto.