La recente decisione della Corte Suprema americana ha mostrato come i nostri diritti e le nostre conquiste civili, purtroppo, non sono scontati, ma vengono costantemente minacciati, attaccati e colpevolizzati da quelle forze reazionarie che bramano imporre modelli sociali, familiari, lavorativi ed affettivi di stampo assolutamente maschilista e patriarcale. Modelli che non possono e non vogliono accettare la libertà di scelta e che si aggrappano, ferocemente, a leggi, norme e precetti che utilizzano l’etica, la filosofia e la religione per rafforzare quelli che non sono altro che gli stereotipi di una cultura arcaica e sessista.
Quando la società impone a ciascun individuo un ruolo ben definito e fornisce l’unica e sola verità ammissibile è la fine di ogni sogno, di ogni possibilità , di ogni promessa, mentre il baratro di diffidenza e di paura tra le persone non può che diventare sempre più largo e sempre più profondo.
La questione fondamentale è se vogliamo lottare per difendere un diritto fondamentale di ciascun individuo e cioè quello di scegliere in maniera autonoma e consapevole, oppure se vogliamo continuare ““ incuranti delle pieghe e delle vicende della Storia, delle pressioni sociali attuali, delle conquiste scientifiche e tecnologiche ““ a nasconderci nella staticità immobile e morbosa di un passato di matrice medioevale e peccaminosa, andando, alla fine, a favorire e incentivare, in modo ipocrita e vigliacco, quella che è la pericolosa pratica degli aborti clandestini. Perchè questa sì che sarebbe una tragedia collettiva, un vero e proprio sacrificio che una società meschina e misogina pretende dalle sue vittime preferite.
Per troppo tempo abbiamo vissuto in ruoli prestabiliti, prigionieri di un incubo grottesco che impone, sia agli uomini, che alle donne, di indossare, quotidianamente, le medesime vesti. Ma da ciò non ne può derivare nulla di buono ed oggi, nell’opulento mondo occidentale, è evidente che la delusione, l’insoddisfazione, la noia, la rabbia e la depressione derivanti da questi modelli sociali primordiali siano, oramai, fuori controllo, mentre, contemporaneamente, la rete globale costruisce e propone ad utenti narcotizzati la propria visione virtuale, perfetta e fasulla, della realtà , offrendo, nei fatti, un’alternativa artificiale a quella recita abominevole e disumana che è la nostra esistenza.
Difendere i diritti conquistati dalle generazioni che ci hanno preceduto è anche un modo per combattere l’aderenza ai ruoli di genere che la nostra società tende ancora, subdolamente, ad imporre, come se non fossimo nel terzo millennio, ma vivessimo nel mondo spietato e brutale che Orson Welles descrive in “Quarto Potere”, un mondo che obbliga le persone a competere in modo sfrenato, ad imporre con prepotenza la propria forza, mentre tutti coloro che non seguono tali schemi passano, nel migliore dei casi, per dei poveri pazzi. Un mondo ostile nel quale, spesso, le persone più fragili sono costrette a vivere di silenzio e accettare, supinamente, che siano altri a prendere quelle decisioni che riguardano, invece, unicamente la loro sfera emotiva e la loro intimità . Ma sappiamo benissimo che un mondo così ci condurrà , quando arriveranno i titoli di coda, inesorabilmente, verso la disfatta più atroce, verso la solitudine, l’alienazione ed il vuoto.
Credit Foto: jordanuhl7, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons