Nascita. Rinascita. Rinascimento. Fiori, tanti fiori.
Non poteva essere più floreale di così il nuovo album di una delle band inglesi più amate nel panorama indie-rock/alternative. Non è una cosa che sorprende: i Foals non hanno mai tradito i propri fan, neanche per un album. Anche se di cazzate ne hanno fatte, alla fine della storia non si può dire che questo gruppo non sappia come far saltare e pogare il proprio pubblico.
Dopo “What Went Down”, album del 2015 che più bello di così non si poteva chiedere, la band capitanata dal greco Yannis ha pensato di produrre un’opera in due parti che di certo non ha lasciato stupiti critica e follower: tutto un po’ raffazzonato, una sezione strumentale che riprendeva vecchi e grandi classici, poca inventiva dietro ad un progetto che poteva avere assolutamente un grande potenziale.
Dopo “Everything Not Saved Will Be Lost Part 1/2” i ragazzi inglesi dovevano cercare di rinnovarsi in qualche modo, e con “Life Is Yours” in parte ci sono riusciti. Non solo le solite canzoni dai facili riff di chitarra, dai soliti coretti o dalla solita batteria arricchita con strumenti a percussioni aggiuntivi: questa volta il mood che li ha semi contraddistinti questi anni, ovvero quello dance e non solo pogo quindi, è finalmente emerso in un mix che a volte è ben coeso e altre volte vede la parte più danzereccia prendere il sopravvento.
Partiamo col dire che questo nuovo disco è stato spoilerato dalla stessa band dal giorno dell’annuncio fino a due giorni prima del rilascio: primo singolo a mio avviso godibile e ben calibrato ovvero “Wake Me Up” dà il via a quella che sarà la nuova era del gruppo. La canzone in sè, come dicevo precedentemente, riesce a racchiudere un po’ tutti i lati dei Foals sfornando un prodotto finale che come singolo di lancio ha tutto il nostro rispetto.
Da quel giorno, quasi ogni mese se non di meno, Yannis & co. hanno rilasciato ben altri 4 singoli. Solo uno pompato all’estrema potenza dal gruppo stesso, per gli altri 3, invece, poco hype nell’atmosfera. “2001”, ovvero il quarto brano pubblicato in anticipo, inizia a dare l’idea di cosa troveremo in questo disco: preponderante è la sezione ritmica ed elettronica, quasi un pezzo funky che dà l’idea di essere remixato. “2 am”, poco considerato all’inizio, è a mio parere una delle migliori canzoni: meglio di “Looking High” o di “Crest of the Wave”, quest’ultima uscita tre giorni prima dell’uscita del disco.
Ciò che rimane di una tracklist da 11 brani, di cui 5 già spoilerati, è qualcosa di diverso e sperimentale: prende piede una grossa parte di sezione elettronica, per accompagnare i soliti riffetti simpatici e goderecci. “Life Is Yours” è proprio il via alle danze, ovvero la prima traccia dell’album che ci riassume un po’ il tutto. Prende spazio sicuramente proprio la parte strumentale, poichè il testo non è di quelli che rimangono impressi nella testa.
“Under The Radar”, “The Sound”, e “Wild Green” sembrano dei veri e propri remixati (in particolare il secondo). Questo certo non dispiace, soprattutto pensando alla resa dal vivo che avranno brani del genere. Al primo ascolto non sono neanche poi da buttare del tutto, apprezzo molto questa spinta finalmente che, a mio parere, li porterà in un futuro a creare e sfornare un album solo dance.
Quello che si può dire quindi di “Life Is Yours” dei Foals è che sia il loro album più audace e coraggioso. Sono riusciti ad accontentare vecchi fan e pure quelli più scontenti della loro ripetitività . La vita è anche la loro e in parte riusciamo a vederne il seguito, probabilmente in un’arena trasformata a pista da ballo gigante.
PC: Alex Knowles