E’ difficile non scadere nella retorica quando si fa un film sulle vittime della mafia, specie quando si tratta di vittime in senso lato, come nel caso della Chiara di questo film, figlia quindicenne e inconsapevole di un latitante di una cosca della ndrangheta di Reggio Calabria. Al suo terzo film, a Jonas Carpignano è riuscito questo miracolo.
Scegliendo un taglio iper-realista e un footage a bassa risoluzione, che ci lascia insinuare nella vita di Chiara, viviamo con lei la scoperta della verità sulla sua famiglia, la sua reazione, le sue domande, il percorso di accettazione e le reazioni.
Durante la festa di compleanno di diciotto anni di Giulia, sorella di Chiara, Carpignano ci fa anche poi assaggiare l’umanità e il calore di una famiglia criminale. In questa operazione non è però mai nè distaccato nè indulgente, semplicemente ci butta nella mischia, come a voler corroborare lo spaesamento della ragazza con il nostro.
Il cast del film è praticamente tutto composto da attori non professionisti e pressappoco tutti familiari della bravissima protagonista Swamy Ruotolo. Lei è dolcissima e straordinaria, ma lo è altrettanto il padre Claudio.
Molto azzeccata la colonna sonora, anche questa decisamente adiacente ai gusti di una vera quindicenne, liberatoria sul finale affidato alla bellissima “Voce” di Madame.
Incredibile come se ne sia parlato poco nonostante numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Europa Cinema Label alla scorsa edizione di Cannes.