A Verona è una meravigliosa e calda giornata d’Estate. A più di un’ora dall’apertura dei cancelli (avvenuta alle 19 circa), Piazza Bra si ritrova già scissa da lunghe fila di gente attorno all’anfiteatro romano, stroncate soltanto dalle mura degli edifici circostanti. Non c’è modo di aggirarle ed a qualcuno tocca da fare da porta umana per lasciar proseguire i passanti, tra cui qualche incuriosito – come quel vecchietto dall’accento veneto in bici che: «Non suoneranno mica dei gorilla per davvero? ».
Sin da subito, ci si rende conto dell’incredibile varietà di un pubblico che comprende bambini, ragazzi e adulti. Inoltre, non si può non evidenziare quella fetta di pubblico che, per quanto apprezzasse i Gorillaz, non aspettava altro che una rimpatriata degli immensi Blur: glielo si leggeva in faccia – o, semplicemente, sulla t-shirt.
Alle 21, si accende sul grande schermo lo zapping disturbato della “The Static Channel” ““ potenzialmente, il titolo di un progetto imminente della band ancora da annunciare ““ che trasmetterà i video dei brani esibiti. Innanzitutto, saluta con un «CIAO », a caratteri cubitali, l’euforico pubblico italiano. A questo punto, spunta Damon Albarn ““ o 2D, se preferite – dall’abbigliamento roseo in stile fashion street, con il resto del complesso.
L’elettrica “M1 A1” ““ partire con un brano del disco d’esordio ha il suo perchè – si occupa di scaldare gli animi in fervore. Lo spirito di Robert Smith ci viene a trovare con “Strange Timez”. Il suono della demonica in “Tomorrow Comes Today” ci rimanda dritti sul finire degli anni novanta (avete presente “Mellow Song”?). Introdotta da un clavicembalo, “Sleeping Powder” diventa un inno di protesta nei confronti dell’appena ex premier inglese: «Boris Jhonson is a cunt. » – e pare abbia funzionato dato che il giorno a venire l’abbiamo visto dimettersi.
Proprio quando il cielo ha, ormai, acquisito quella tinta di blu delicato, tipica agli sgoccioli del crepuscolo – con tanto di mezza luna ben visibile lassù – si giunge ad un momento mozzafiato con “O Green World”: l’intemperanza hip hop si placa per dare spazio alla purezza delle delicate note di pianoforte. Il pubblico contribuisce alla meraviglia dell’attimo con una coreografia di luci sospese per l’anfiteatro, emanate dal flash dei telefoni.
L’Arena di Verona è sempre meravigliosa e l’atmosfera che suscita è magica. Se ne accorge anche il cantante della band che, con un italiano non così terribile, dirà «Che bel palazzo!”. Per poi, esprimere con stupore più in là : «There is magic here. » ( «C’è della magia qui, »).
In “Pirate Jet” – che ci sensibilizza sull’inquinamento marino – potrebbe esser nata una storia d’amore tra l’addetto alla sicurezza e l’artista inglese: quest’ultimo gli ha appoggiato deliberatamente la mano in testa, guardandolo negli occhi mentre cantava. Non poteva di certo mancare la tenera “Melancholy Hill” ed i «Bla bla bla bla bla» di “Rockit”. In serbo per la folla c’è anche una sorpresa: “Little Pink Plastic Bags”, un brano di dodici anni che debutta dal vivo. Ci viene, poi, trasmesso l’incanto orientale con le vibrazioni malinconiche di “Hong Kong” – un altro momento emozionante di flemma acustica che rimanda ai suoi concerti solisti.
Sul finire giungono tanti ospiti: come la voce impeccabile di Fatoumata Diawara in “Dèsolè” e il rapper Bootie Brown in “Dirty Harry” e “Stylo”. Il concerto si chiude con i brani pilastro della discografia: “Feel Good Inc.” – anticipata da P.O.S., che si diverte a dirigere l’eco del pubblico – e l’ancora fresca “Clint Eastwood” – con il rap di Sweetie Erie.
Due ore intense di un hip hop pastoso di groove, funk, elettronica, dub, soul e gospel. 26 canzoni in cui si è visto sia musicisti che pubblico in un incessante divertirsi e scatenarsi.
Un Damon Albarn, in vena smodata, che si dimena affettuosamente a più riprese, scavalcando le transenne, tra le braccia di un pubblico instancabile e caloroso, divenuto componente essenziale dell’esibizione stessa – anzichè, soltanto un’ammucchiata di fruitori passivi.
I Gorillaz hanno saputo coinvolgere, creare un momento di fratellanza e unire centinaia di gente disparata in una maniera inappuntabile.
I Gorillaz ci avevano avvisato e così è stato: il domani arrivò proprio quell’oggi.
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