Vengono da Firenze i Rooms By The Sea, il nome l’hanno preso da un quadro di Edward Hopper e sono arrivati all’album d’esordio con una calma inusuale al giorno d’oggi, ben decisi a lasciare alla loro musica il giusto tempo e spazio per crescere. Non stupisce quindi la maturità di “Rivers And Beds”, il suono di una band che è andata in studio sapendo già su cosa puntare. Teresa Rossi, Lapo Querci, Elena Collina e Mattia Papi si presentano con molta sicurezza, cercando l’accordo tra scrittura e arrangiamenti.
Chitarre e melodie scorrono lente e cadenzate in un ritmo sempre controllato che ha come riferimenti principali Of Monsters and Men, Florence and the Machine e Manchester Orchestra soprattutto nella parte iniziale, in “Another Life” e “Great Void”. Le tastiere di “Lost Thought”, la batteria di “Copenaghen”, la voce grintosa di Teresa Rossi che scopre il falsetto in “Hollows (Seeking For)” i due pezzi migliori messi in chiusura (“Cold Stream” e “Tomorrow” con le sue chitarre acide) mettono in mostra una buona crescita musicale.
Farsi ascoltare era l’obiettivo principale del quartetto e l’hanno raggiunto senza scendere a compromessi, rivelando una personalità in continua evoluzione. Si percepisce chiaramente il coinvolgimento, la carica emotiva che riveste ogni brano, evidente ma mai esagerata o portata all’estremo. “Rivers And Beds” è un punto d’arrivo e di nuova partenza per i Rooms By The Sea che con i loro vigorosi ritornelli danno vita a un primo disco introspettivo che lascia intravedere un interessante futuro.
Credit Foto: Camilla Poli