Ry X all’anagrafe Ry Cuming è un australiano dal cuore d’oro cresciuto ascoltando il Jeff Buckley di “Grace” che nel corso degli anni (e dall’esordio omonimo ne sono passati ormai dodici) ha dimostrato una non comune capacità  di tenere in equilibrio mondi diversi, unendo elettronica e sonorità  acustiche. Ritmi delicati e pulsanti dal forte spirito cinematografico, un falsetto che col tempo è diventato melodico e intenso regalando momenti di vera magia. “Blood Moon” è il coronamento di un lungo cammino che già  con “Dawn” (2016) e “Unfurl” (2019) si era fatto più complesso.

Ambient pop, pianoforte e morbidi arpeggi costituiscono la spina dorsale dell’album che già  con i singoli “Let You Go” e Your Love” aveva dimostrato la volontà  di puntare in alto affidandosi ad armonie di grande profondità , introspettive sì ma estremamente umane e vulnerabili. La presenza di à“lafur Arnalds in “Colorblind” (nuova collaborazione dopo “Oceans” del 2020) è la ciliegina sulla torta di un disco dove la tensione non cala mai, continuamente alimentata da brani come “A Thousand Knives” e “Borderline”, dalle sonorità  dark e magnetiche di “Crawl” e “All In Words”.

Evidente la voglia di allontanarsi da qualsiasi forma di prevedibilità  costruendo con pazienza brani di tre / quattro/ cinque minuti inquieti (vedi alla voce “Hurt”) e spesso molto sofferti, a volte persino sussurrati che non perdono mai potenza emotiva. Il percorso artistico di Ry Cuming ricorda quello intrapreso da Mike Hadreas / Perfume Genius: ad accomunare i due non c’è solo l’innegabile carisma ma anche una certa curiosità  per le arti sceniche (la danza in particolare, come dimostra il video di “Spiral”) e la volontà  di rappresentare un tipo di mascolinità  molto lontana dagli stereotipi del macho che l’hanno fatta da padrone per anni.

Credit foto: Clifford Usher