A quasi cinque anni di distanza dall’incensato “Okovi” torna in pista Zola Jesus, giovane artista statunitense sulle scene ormai da un decennio abbondante. “Arkhon”, il suo nuovo album, include dieci tracce nate tra mille difficoltà e tribolazioni. La cantautrice di Phoenix, infatti, ha per lungo tempo sofferto di quello che è un terribile male per tutti coloro che, come lei, campano di creatività : il blocco dello scrittore.
Una condizione tremenda superata grazie al provvidenziale intervento del produttore Randall Dunn e del batterista Matt Chamberlain (già al fianco di David Bowie, Peter Gabriel, Fiona Apple, Morrissey e Lorde, tra i tantissimi). Come dichiarato dalla stessa Jesus, i due esperti musicisti hanno impresso un marchio importante su un lavoro che, per i problemi già descritti, rischiava di impantanarsi nel fango.
Di certo le hanno permesso di ritrovare l’ispirazione necessaria a confezionare una raccolta di brani di pregevolissima fattura. Le canzoni di “Arkhon”, un album dai toni crepuscolari ma non scevro di barlumi di speranza, sono oscure, eleganti e vibranti di passione, impreziosite da un lavoro estremamente meticoloso sia sulle melodie che sui suoni più in generale. Quest’ultimo aspetto riguarda soprattutto le percussioni del virtuoso Chamberlain, spesso contaminate da inserti elettronici o stravolte da azzeccatissimi effetti.
Si avverte, nella voce di Zola Jesus, un certo livello di sofferenza, probabilmente frutto del prolungato periodo di inattività . Il suo struggimento, tuttavia, non infastidisce in alcun modo l’ascoltatore, che anzi in più di qualche occasione si lascia piacevolmente sopraffare dalle emozioni pure e incontaminate che popolano il pop gotico e sperimentale della Jesus.
Questo disco sa farci commuovere fino alle lacrime (meravigliose la sinfonica “Dead & Gone” e la piano ballad “Desire”) ma anche regalarci note di profonda inquietudine, spaziando fra il trip hop “alleggerito” da sfumature dream pop (“Lost”, “The Fall”, “Into The Wild”) e la darkwave più aulica (“Sewn”, “Fault”, “Efemra” e “Do That Anymore”, tutte con evidenti parentele industrial). Veramente un bel ritorno in pista per Zola Jesus! Il problema del blocco dello scrittore è alle spalle ormai.