Accoppiata insolita, ma quanto mai efficace quella che vede affiancati, per una manciata di concerti, in questo fine Luglio, la songwriter danese Agnes Obel a fare gli onori di casa e il collettivo canadese a moniker Timber Timbre, che poi in realtà  più che collettivo trattasi di un progetto sempre più incentrato sulla figura trainante e ingombrante di Taylor Kirk, due mondi lontani chilometri ma uniti dalla passione comune di un certo modo di fare musica, riflessiva, soffusa, a battuta lenta, una sorta di slow core crepuscolare.

Già  più di quindici anni di carriera per gli special guest, che sono in tour non per un motivo strettamente legato ad una pubblicazione – anzi, il loro ultimo lavoro in studio “Sincerly, Future Pollution” risale al 2017 eccezion fatta per “Dissociation Tapes Vol. 1”, un EP di tre brani uscito inizialmente in forma sperimentale solo su nastro un paio d’anni fa – semplicemente, com’è spesso capitato quest’anno, sono in giro per riprendere il posto più congeniale, quello per coloro i quali hanno scelto questo mestiere, ovvero la dimensione live.

Agnes, classe 1980, ritorna invece in tour per presentare ex novo l’ultima sua fatica, pubblicata nell’infame 2020, quindi come tante altre opere arenata e messa in naftalina, in attesa di tempi migliori, che finalmente sono arrivati in questo ormai sdoganato 2022, “Myopia”, è il suo quarto album, che ci riconferma un’artista di grande classe con una voce fuori dal comune, di per se clamorosa.

Siamo nel giardino della Triennale, da qualche settimana a questa parte, diventando anche un pò meteorologi, va altresì sottolineato che la situazione clima è notevolmente migliorata e gli invocati temporali hanno fatto il loro e quindi godere di un concerto con qualche grado in meno è la soluzione migliore.

Timber Timbre puntutale on stage per le 20,30, parlo al singolare perchè il progetto si è assolutamente trasformato a tutti gli effetti in un percorso in solitaria, accompagnato questa sera da una graziosa musicista, di cui ignoro il nome, alla tromba e ai cori.

Concerto intimo ancora di più delle stesse canzoni, conciso, siamo nell’ottica della mezz’ora scarsa e a giudicare dal vociare, molti suoi fan erano presenti in questa splendida location.

Quindi set con minutaggio da festival ma che comunque lascia il segno per delicatezza e la solita qualità  di una scrittura importante.

Sicuramente a questo punto della carriera, si può certificare il fatto che Taylor Kirk abbia raccolto molto meno di quello che avrebbe meritato per il suo talento.

Orari svizzeri anche per la padrona di casa di questo mercoledì di fine Luglio, quindi 21,30 spaccate parte il set di Agnes Obel, accompagnata da un terzetto tutto al femminile, due violoncelliste in chiave moderna e una polistrumentistsa ai suoni sintetici e alle percussioni.

Scaletta farcita di brani vecchi e nuovi e concerto impeccabile sotto ogni punto di vista, per intensità , amalgama, pathos e bravura fuori dall’ordinario.

Non è una proposta per tutti i palati, data la raffinatezza e anche un certo tipo di scelte non convenzionali o comunque non così popular, quindi nonostante un percorso, a tratti difficile, Agnes Obel ha saputo coinvolgere anche da noi uno zoccolo duro di fan, tant’è che l’affluenza è ottima e calorosa.

Al di la dei gusti di circostanza, lei è straordinaria, si presenta come un’artista inattaccabile, voce angelica, ma tutta la band fa il suo, dilatando spesso e volentieri i finali del repertorio con una sorta di wall of sound senza le chitarre, sostituite dai violoncelli, come dei Mogwai acustici in versione neo classic.

Sul piatto un mash up della già  importante e radicata discografia, da “Dorian” in apertura, alla mia preferita “Camera’s Rolling” subito dopo, la bellissima “Stretch Your Eyes”, ma c’è spazio anche per le più conosciute “Familiar” e una sofferta “Riverside”, fino ad arrivare a quattordici di pezzi per un’ora e mezza di set, bis compresi.

A fare l’avvocato del diavolo, forse era più congeniale per il pubblico una set up con sedie in versione giardino / teatro, visto le atmosfere rarefatte e le luci psichedeliche, opzione probabilmente non applicabile dato l’elevato numero di partecipanti, comunque rimane un parere personale, quanto un dettaglio.