Andare a vedere un concerto nella magnifica cornice del Sexto’Nplugged è sempre un piacere, sopratutto in questi giorni di gran caldo: la nostra speranza è che oltre che buona musica ad accoglierci ci sia anche un piacevole venticello refrigerante e, infatti, il desiderio verrà esaudito. E già questa è cosa buona e giusta.
A dire il vero, il viaggio per arrivare a Sesto al Reghena garantisce alcune perle. Superare il “tour bus” di Castellina Pasi, storica orchestra di ballo liscio, ci esalta non poco e quell’arcobaleno che vediamo in lontananza, complici pioggia e sole che giocano a rincorrersi, ci fa dimenticare la sfinente ora di coda causa incidente. Le premesse per una buona serata, insomma, ci sono tutte. Sarà così.
Pubblico delle grandi occasioni, d’altra parte gli Arab Strap, duo composto da Aidan Moffat e Malcolm Middleton, sono uno di quei nomi che live è davvero sbagliato lasciarsi sfuggire. “As Days Gets Dark“, pubblicato nel marzo del 2021, aveva segnato un ritorno importante nel quale francamente avevo smesso di credere. Il disco ha mostrato una band in grande forma, osannata da pubblico e critica. Forse proprio questa speranza di risentirli, che ormai si era affievolita, è servita a rendere ancora più bella ed eccitante la possibilità di vederli in concerto. Resta il fatto che quando questi due eroi si presentano su un palco è come se si accendesse uno speciale interruttore: le canzoni, già ottime su disco sia chiaro, subiscono una nuova evoluzione, diventando ancora più irresistibili, coinvolgenti e affascinanti. Gli Arab Strap acquistano un appeal unico. Sarà per il loro modo di presentarsi in una deliziosa veste casual (pantalone corto d’ordinanza), sarà per la parlata scozzese di Moffat, affascinante oltre ogni limite che potremmo ascoltarlo cantare anche l’elenco del telefono in estasi, sarà per quei toni baritonali che ci catturano o per gli arrangiamenti che rendono il suono carico e vivace, a tal punto che la chitarra di Malcolm diventa strumento fondamentale (perchè davvero la suona in modo divino, ve lo assicuro)…sta di fatto che si fa davvero fatica stare a seduti, anzi, quasi quasi si potevano anche togliere le sedie e creare una gran bella pista da ballo.
La morale della favola è tutta qui. Chi pensava a una serata tranquilla si deve ricredere, anche perchè la presenza della band al completo aiuta il sound a essere pieno e coinvolgente. Gli AS poi sono in forma: “tornati dalla tomba e pronti a scatenarsi“, così avevano detto al momento di tornare in pista e quindi lasciamo che il party, a modo loro, vada avanti, andando a ripescare anche classici del passato, tra testi che parlando di relazioni umane scricchiolanti, mancanza di scopate e inevitabile fallibilità umana. Tutte cose che dette da altri potrebbero intristirci, qui ci strappano pure il sorriso.
Posso dire che le luci sono state un qualcosa di favoloso? Io non so se siano parte integrante di ogni live della band, ma stasera hanno realmente contribuito a rendere magica quell’atmosfera che, invece, la violoncellista Martina Bertoni, in apertura di serata, aveva un po’ troppo appesantito con la sua musica decisamente sperimentale.