Le temperature tropicali di questo agosto riportano alla memoria l’estate di venti anni fa, più clemente dal punto di vista meteorologico ma non meno ricca di eventi. “Evil Heat” settimo album dei mai troppo celebrati Primal Scream è uscito il cinque agosto 2002 e vanta estimatori d’eccezione come Greg Dulli, Josh Homme e il compianto Mark Lanegan. Molto chiacchierato fin da “Some Velvet Morning” cover di Lee Hazlewood interpretata insieme a Kate Moss sembrata a tanti e non a torto piuttosto debole e per nulla significativa. Un brano che è stato rapidamente dimenticato, dopo le pruriginose curiosità iniziali (pare che l’idea del peculiare duetto fosse nata durante una notte brava su un Eurostar in rotta verso Parigi).
Fortunatamente “Evil Heat” regalava altri momenti da ricordare: le linee rock martellanti di “Miss Lucifer” e le polemiche che hanno a lungo circondato “Rise”, inizialmente intitolata “Bomb the Pentagon” poi rielaborata e smussata dopo l’undici settembre. Primal Scream sobri e meno rivoluzionari, ormai attenti al politicamente corretto dunque? Diciamo che Bobby Gillespie e soci erano in fase ben più diplomatica rispetto a “Swastika Eyes” di qualche anno prima, disposti a trasformare un attacco anti ““ U.S.A. in un pezzo incisivo ma meno esplicito per evitare di essere linciati come ebbe a dire il bassista Gary ‘Mani’ Mounfield (Gillespie non ha mai rinnegato l’originale questo va precisato).
Diverse collaborazioni arricchivano il panorama: Jim Reid dei The Jesus and Mary Chain alla voce in “Detroit”, Robert Plant all’armonica in “The Lord Is My Shotgun”, Kevin Shields dei My Bloody Valentine re degli effetti impazziti in “City” che resta ancora oggi un bell’esempio di rock maledetto e ammiccante ben lontano dal trip sognante di “Deep Hit of Morning Sun”, da quello eminentemente psichedelico di “Autobahn 66” o dall’incedere teutonico e quasi metronomico di “A Scanner Darkly”. Va ricordato anche il contributo di Martin Duffy, qui impegnato nella scrittura di “Space Blues #2” sequel malato, squadrato e distorto di “Space Blues” dei Felt.
Cosa resta di “Evil Heat” un ventennio dopo? La sensazione che fosse un album dannatamente ambizioso ma roso da molti forse troppi dubbi, sospeso tra tentazioni sperimentali e la voglia di lasciarsi andare al ritmo sporco e sfrenato di “Skull X”. Le modifiche dell’ultimo e penultimo momento (vedi “Rise”) non hanno certo aiutato la perfetta riuscita di quarantuno minuti che vedono i Primal Scream in forma buona ma non eccelsa in grado comunque d”‘incuriosire una nuova generazione di fan, troppo giovani per ricordare a dovere di fasti di “Screamadelica”.
Primal Scream ““ Evil Heat
Data di pubblicazione: 5 agosto 2002
Tracce: 11 + bonus
Lunghezza: 41:52
Etichetta: Columbia / Epic
Produttori: Two Lone Swordsmen, Kevin Shields, Jagz Kooner
1. Deep Hit of Morning Sun
2. Miss Lucifer
3. Autobahn 66
4. Detroit
5. Rise
6. The Lord Is My Shotgun
7. City
8. Some Velvet Morning (featuring Kate Moss)
9. Skull X
10. A Scanner Darkly
11. Space Blues #2