Ventidue tracce, un’ora e un quarto di durata, suono surround quadrifonico. La voglia di esagerare e fare le cose in grande, d’altronde, non può che essere una prerogativa imprescindibile per una band che, da ormai un quarto di secolo, gira il mondo sfoggiando un nome lungo un chilometro: “…And You Will Know Us By The Trail Of Dead. L’undicesimo album del gruppo capitanato da Conrad Keely e Jason Reece, intitolato “XI: Bleed Here Now”, è un ottimo esempio di come anche il rock più grandioso e potente (i malvagi lo definirebbero pomposo) possa non solo essere estremamente avvincente, ma anche primeggiare per gusto ed estro.
A rendere questo disco esaltante, più che il sound avvolgente e ultra-definito, sono la qualità della scrittura, la perfezione delle armonie vocali, il feeling tra i musicisti coinvolti e il livello stellare degli arrangiamenti. Tutti aspetti di non poco conto, considerando il fatto che stiamo parlando di un album che spinge il concetto di variegato verso confini inesplorati.
I Trail Of Dead di “XI: Bleed Here Now”, un’opera che nasce nei mesi bui delle prime ondate della pandemia, reagiscono all’orrore dei tempi moderni con un lavoro ricco, esplosivo e pregno di emozioni, dove ogni singola nota è un concentrato di vita. Ancora una volta la band texana ripudia l’idea di porsi limiti e si lancia con coraggio verso un’avventura rock dove stili, generi e stati d’animo si fondono in forme sempre diverse.
I marchi di fabbrica del gruppo ci sono tutti. Le atmosfere cinematografiche, le orchestrazioni da musical, i ritornelli anthemici da stadio e i crescendo carichi di pathos sono ancora qui e in estremo risalto, a confermare l’ormai assodato formato “kolossal” dei Trail Of Dead.
è vero: la band, nonostante la grandeur, non ha mai raggiunto quella fama clamorosa che è capace di spalancarti le porte delle arene e dei palazzetti più capienti. Per noi ascoltatori però è molto meglio così, perchè il successo commerciale avrebbe seriamente rischiato di banalizzare una formula che, tra scariche di rabbia in salsa post-hardcore (“Kill Everyone”) e gentili carezze folk (“Growing Divide”, con Britt Daniel degli Spoon a fare da ospite di lusso), trova il suo perfetto equilibrio nel non equilibrio.
In una totale assenza di barriere che ci permette di viaggiare liberi tra le soffici melodie power pop di “Field Song” e la durezza hard/prog rock di “No Confidence”, passando ancora per i cori da ubriaconi della festosa “Salt In Your Eyes” e la raffinatezza art rock di una “Millennium Actress” dove troviamo anche la voce di una vecchia amica di Keely e Reece, ovvero Amanda Palmer.
Quella dei Trail Of Dead di “XI: Bleed Here Now” non è mera ampollosità ma passione pura per il rock a 360 gradi. Un amore incontrollabile, profondo e intenso che si avverte in maniera particolare in canzoni davvero memorabili come “Penny Candle”, “Golden Sail”, “Taken By The Hand”, “Water Tower”, “Protest Streets” e nella più bella di tutte, ovvero la toccante “Contra Mundum”. Un album commovente e galvanizzante che straconsigliamo a tutti.