I Kasabian sono tornati con un nuovo disco e una nuova line-up. Forse in molti non se l’aspettavano dopo quella storiaccia di violenze domestiche del cantante Tom Meighan ““ non più nella squadra, ma chi non lo sa?!? ““ sulla fidanzata Vikki Ager (divenuta lo scorso anno sua moglie), ma Sergio Pizzorno non era di questo avviso e invece di lasciare ha preferito raddoppiare divenendo il nuovo cantante della band e sempre più deux ex machina del quartetto (rimasto tale grazie a Tim Carter, vecchia conoscenza del gruppo) di Leicester.
L’alchimia è un insieme di antichi saperi che mescola e miscela intuizioni, anche geniali, a ciarlataneria e che con questo approccio si è dedicata a lungo anche allo studio degli elementi, macerazioni e esplosioni”… L’euforia invece è un sentimento di benessere che dilaga in svariati aspetti propri dell’essere umano”… L’euforia dell’alchimista: forse un titolo migliore non esiste per descrivere la sensazione che regala l’ascolto del settimo album dei Kasabian, mai così sperimentali, innovativi e sguazzanti in un’elettronica a volte declinata verso la techno, altre orpello per prelibatezze poppeggianti. Intendiamoci le sonorità fracassone e un po’ coatte che molto ben conoscono i numerosi estimatori della band fanno ben più che semplice capolino nel disco, ma sono dosate in favore, appunto, di una massiccia dose di spavalderia elettronica che sembra essere la nuova cifra stilistica della band o, perlomeno, una nuova.
è un disco coeso eppure variegato “The Alchemist’s Euphoria”, splittato in due metà , la prima impetuosa, la seconda placida. L’inizio delle ostilità è dato da “Alchemist” con testo ““ firmato Pizzorno, à§a vans sans dire ““ che sembra una dichiarazione d’intenti più che una resa delle armi: «Take me too to a time that we all could believe in, shut the door on your way if you’re leaving ». Segue la futurista, almeno nella parabola artistica della band, “Scriptvure” con i suoi riverberi rap, mentre “Rocket Fuel” ““ che vive di svariati momenti, ansiogeni quanto quieti, sapientemente combinati dal suo autore ““ precede “Strictly Old Skool” gemma pop in cui i nostri lavorano di magistrale sottrazione. “Alygatyr” riconcilia con i fan della prima ora grazie alle sue sonorità vigorose e tutt’altro che raffinate eppure trascinanti: 100% Kasabian style! Dopo un breve intermezzo strumentale (“à† Space”) utile per far rifiatare ecco la seconda metà dell’opera, quella pacata che si manifesta fin da subito con “The Wall” che cattura per la sua delicata energia mentre “T.U.E (The Ultraview Effect)” ““ il miglior pezzo del lotto ““ miscela sapientemente di tutto: è una ballata contaminata di elettronica che si lascia naufragare delicatamente in derive art-pop-rock. “Stargazr” sembra raccogliere la sfida aumentando i giri ma anche la volontà di sperimentare mentre “Chemicals” riavvolge i fili di quello che abbiamo sentito finora e mescolando le due parti del disco, l’altro intermezzo “à† Sea” introduce alla semplicità di una nuova ballata ““ “Letting Go” ““ che chiude l’opera.
Sembra preannunzi un nuovo corso nella storia del gruppo “The Alchemist’s Euphoria”, lavoro che quindi assume i connotati di una svolta epocale, nuovi fan arriveranno e qualcuno (pochi crediamo) lasceranno. Intanto Sergio Pizzorno sembra avere bene in mente il percorso da intraprendere, buon per lui, e per i Kasabian of course.