Anche oggi andiamo a crogiolarci nella nostalgia ricordando il ventesimo anniversario dell’uscita di “Songs For The Deaf”, il terzo album dei Queens Of The Stone Age. E devo dire che fa davvero un certo effetto pensare che siano trascorsi ben due decenni dalla pubblicazione di un disco che, senza il timore di scadere in esagerazioni o leziosaggini, potremmo includere tra le gemme più preziose dell’hard rock moderno. Un’opera importante – sopravvissuta perfettamente alla prova del tempo ““ per la svolta definitiva nella carriera della band di Josh Homme, che proprio grazie all’enorme successo raccolto in ogni dove con questo classico istantaneo riuscì a scrollarsi di dosso, una volta per tutte, la scomoda etichetta di ex chitarrista dei Kyuss.

Lanciato in grande stile da un singolo monumentale come “No One Knows”, “Songs For The Deaf” fu per la band una specie di cavallo di Troia; la macchina da guerra perfetta per penetrare nella fortezza del mainstream e conquistare stuoli di adoranti seguaci. E probabilmente, ancora oggi, resta il lavoro più significativo dei Queens Of The Stone Age, nonostante della favolosa formazione coinvolta nell’album sia rimasto solo l’indiscusso leader Josh Homme.

Degni compagni di questo lungo e bollente viaggio automobilistico lungo le strade arse dal sole del deserto californiano furono Nick Oliveri (un altro ex Kyuss), Dave Grohl (in pausa dai Foo Fighters e momentaneamente di ritorno alla batteria, dopo i fasti coi Nirvana) e il compianto Mark Lanegan, il cui riconoscibilissimo timbro vocale infonde tossica eleganza ad alcune tra le migliori perle psichedeliche dei Queens Of The Stone Age, ovvero “A Song For The Dead”, “Hangin’ Tree” e “God Is In The Radio”.

Suoni lisergici, atmosfere desertiche, testi allucinatori e riff di chitarra dal sapore affumicato si susseguono in un disco che letteralmente riscrive le regole dello stoner rock, allargandone in maniera smisurata il campo di azione. Uno sforzo di creatività  enormemente vasto per una raccolta di tracce al tempo stesso compatta ed eterogenea, costruita in modo tale da imitare l’esperienza dello zapping tra stazioni radiofoniche.

Un concept senza troppe pretese che, dal primo all’ultimo secondo, si muove con poca delicatezza sul filo dell’ironia. Un capolavoro di dissacrazione perchè, in fin dei conti, i finti speaker che si avvicendano per introdurre i brani in scaletta rappresentano un po’ la versione moderna dei jingle pubblicitari che farciscono il monumentale “The Who Sell Out” degli Who: un grosso dito medio rivolto alla casa discografica ““ all’epoca una major, la Interscope ““ e a tutti quei colossi mediatici che mai al mondo avrebbero trasmesso una singola nota prodotta dai Queens Of The Stone Age.

Una band incasinata e indefinibile, mai immobile e in continua evoluzione, che da sempre vive di quelle stesse contraddizioni che attraversano e rendono indimenticabile un album come “Songs For The Deaf”, la cui vera forza è tutta nei suoi sorprendenti (e a tratti geniali) contrasti. Alla pesantezza quasi metallica che contraddistingue l’intensissima “The Sky Is Fallin'” e la spaventosamente epica “A Song For The Deaf”, infatti, si contrappone il pop rock abbrustolito ma melodico di “Do It Again”, “Gonna Leave You” e “Another Love Song”, tre brani dal fortissimo retrogusto “’60s.

Le urla disumane di Nick Oliveri fanno da catalizzatrici alla furia punk che incendia i riff di “You Think I Ain’t Worth A Dollar, But I Feel Like A Millionaire” e “Six Shooter”. La voce calda, suadente e tendente al falsetto di Josh Homme, invece, si fa cullante e irriconoscibile nella commovente ballad acustica “Mosquito Song”, ma miracolosamente riesce a infondere tranquillità  anche quando a dominare sono i ritmi claustrofobici di “First It Giveth” e le sferzate stoogesiane di “Go With The Flow”, probabilmente la canzone più orecchiabile dell’intero disco.

Analizzare in maniera soddisfacente un’opera così ricca e completa è un compito improbo, e io di certo non sono un maestro della dissertazione. Ma una cosa posso dirvela: se per qualche assurdo motivo al mondo siete amanti del rock degli anni 2000 ma non conoscete “Songs For The Deaf”, correte a recuperare un lavoro entrato di diritto nella storia recente del genere. Il punto più alto nella fortunata carriera dei Queens Of The Stone Age. è destinato a restare irraggiungibile?

Data di pubblicazione: 27 agosto 2002
Tracce: 14
Lunghezza: 60:53
Etichetta: Interscope
Produttori: Josh Homme, Adam Kasper, Eric Valentine

Tracklist:
1. You Think I Ain’t Worth A Dollar, But I Feel Like A Millionaire
2. No One Knows
3. First It Giveth
4. A Song For The Dead
5. The Sky Is Fallin’
6. Six Shooter
7. Hangin’ Tree
8. Go With The Flow
9. Gonna Leave You
10. Do It Again
11. God Is In The Radio
12. Another Love Song
13. A Song For The Deaf
14. Mosquito Song