Figlio di una scorpacciata di film polizieschi anni “’70 fatta da John Darnielle durante la quarantena, questo nuovo album dei Mountain Goats risulta uno dei lavori più freschi della band, sia per le tematiche affrontate che per un approccio musicale più armonioso.
Se da un lato il punto di partenza di questo lavoro è di fatto uno studio solitario del principale compositore della band (che immaginiamo intento a prendere note durante la maratona di film in cui si è lanciato), dall’altro lato questo album risulta quello in cui i suoni del gruppo risultano più corali e l’approccio alle composizione più da vera band che da one man project.
Il tono generale di tutto l’album risulta generalmente più allegro e giocoso del solito, specialmente in quei numeri in cui il riferimento, più o meno palese, è ad un cinema di genere chiaramente caciarone e poco abituato a prendersi sul serio.
Questo non esclude tuttavia il solito ottimo lavoro sui testi, che non si limitano a semplici citazioni ad affetto di classiche situazioni tratte dai suddetti b-movies, ma che affrontano anche tematiche interessate e ricercate, come il ruolo che questi film posso avere sugli spettatori in cerca di escapismo.
La band sembra trovarsi particolarmente a proprio agio con queste composizioni, e non mancano alcuni passaggi strumentali dilatati che raramente hanno trovano spazio nella sterminata discografia passata del gruppo.
Il ritmo dell’album, dopo una partenza in linea con le classiche composizioni della band ““ l’inizio di “Training Montange” – si fanno più sostenuti, come nel singolo di anticipo “Wage Wars Get Rich Die Handsome” e nella sincopata “Extraction Point”. L’anima rock del gruppo ne trae di sicuro giovamento, e trovano il loro posto anche alcuni richiami furbi alle colonne sonore tipiche di quegli anni, come nel groove di basso di “Bones Don’t Rust” e nel sax di “Guys on Every Corner”. Sul finale i ritmi rallentano, con la title track che è una lunga ballata che rilassa i toni, almeno musicalmente.
Menzione finale per la copertina, a cura di John DeLucca, chiaramente ispirata alle locandine del film di polizieschi anni “’70, e che va a completare quello che è a tutti gli effetti un concept album sui generis.
Credit Foto: Spence Kelly