La fine dell’estate vuol dire una cosa sola – e no, non parliamo nè del ritorno a scuola nè di quello a lavoro, a questo si cerca di pensare il meno possibile. L’unica vera, oggettiva ragione della nostra impaziente attesa degli ultimi giorni di agosto è il TOdays, l’unico festival (oltre al Club to Club) che può vantarsi di poter portare nel capoluogo torinese i nomi internazionali più interessanti dell’attuale panorama musicale, siano essi grandi o piccoli – basta pensare a Hozier nell’edizione nel 2019, o i Dry Cleaning l’anno scorso (vi ricordate? Ve ne avevamo parlato proprio qui). Dopo un TOdays purtroppo vissuto da seduti causa restrizioni da Covid, il ritorno di uno dei festival più amati nel piemontese non poteva non circondarsi di un’atmosfera di pura festa: vediamo allora com’è andata la prima di queste tre magiche, intense serate.
ELI SMART
Un ventunenne che viene dalle Hawaii con origini venete e riesce a far sembrare un’oasi persino Torino nelle sue giornate più torride: quale modo migliore per salutare l’estate se non con un live di Eli Smart e la sua band? Non è un caso che anche Declan McKenna si sia detto innamorato della sua musica: tra la leggerezza spensierata del suo stile e i balli scatenati del collega Jordan Paul sul palco, ci ha proprio rubato il cuore.
HURRAY FOR THE RIFF RAFF
Esistere non è semplice. Portare avanti la propria vita, non aver paura di vivere le proprie emozioni, portarsi addosso anche il solo peso di essere umani è un’impresa. Questo concetto Alynda Segarra, volto dei Hurray For The Riff Raff, l’ha capito fin troppo bene – basta ascoltare “Pa’lante” o l’ultimo album “Life On Earth” per cogliere subito il significato di ciò che stiamo dicendo. Soprattutto dal vivo, con una voce e un carisma così avvolgente come quelli di Segarra che per un attimo credi davvero nella possibilità di un mondo migliore – un posto dove non devi sentirti costretto a sopravvivere, hai voglia di innamorarti anche delle piccole cose, ti senti libero di urlare davanti a chiunque ciò che davvero pensi. Quello che abbiamo provato assistendo a questo concerto, insomma.
BLACK COUNTRY, NEW ROAD
Da questo live non avevamo davvero idea di cosa aspettarci – anzi, visto l’annullamento iniziale delle date americane del tour della band, siamo rimasti addirittura sorpresi da quest’unica data italiana. Problemi causati dalla dipartita della voce di Isaac Wood dal gruppo a parte, avevamo sentito pareri molto contrastanti su questi giovani quanto timidi ragazzi britannici. Noi possiamo garantirvi che, oltre a far salire una tenerezza assurda negli occhi di chi li guarda, riescono a trasmettere un enorme senso di pace e armonia quando suonano. Per quanto siano numerosi, questi ragazzi riescono davvero a lavorare sulla stessa lunghezza d’onda dando a uno spettacolo unico nel suo genere.
TASH SULTANA
Sui social si autodefinisce “solo una persona che suona strumenti”. Inutile dirlo, questa definizione non racchiude neanche un briciolo di ciò che Tash Sultana è davvero capace di fare. Polistrumentista, cantante, abile anche nella produzione e nell’ingegneria musicale – cose che si sono rese da subito palesi sul palco del TOdays, dove ha dato letteralmente spettacolo facendo ballare chiunque sui suoi beat. Non è un caso che fosse l’artista più atteso della serata, al punto che un’ora e un quarto di concerto non è per niente bastata agli spettatori – probabilmente lo stesso sarebbe successo anche se fosse durato due ore, ma chi ha visto Tash dal vivo capirà sicuramente: la sua musica ti ipnotizza, ti travolge e ti lascia totalmente diverso da come ti aveva trovato. Insomma, ne siamo usciti ribaltati ma felici.
GIORNO 2
Nuova giornata del TOdays, nuova serata all’insegna di balli irrefrenabili e altri attesissimi nomi internazionali per cui quasi un’ora di esibizione pare davvero un furto. Ancora una volta, abbiamo lasciato il cuore in Spazio211; vi raccontiamo un po’ com’è andata.
SQUID
La quota inglese prettamente pop punk non può mai mancare al TOdays: se l’anno scorso avevamo avuto il piacere di chiudere il festival con gli Shame, ad aprire le danze nella seconda giornata di quest’anno ci hanno pensato gli Squid, band di Brighton che ha dato da subito sfogo alle urla e agli assoli più scatenati di tutto il festival. Urla in primis, in pieno spirito pop punk. Decisamente apprezzati, da noi e da tutto il TOdays.
LOS BITCHOS
A poco a poco il cielo sopra il festival si fa sempre più grigio, portando con sè un leggero vento piuttosto freddo: ecco, se solo non ci fossero state le Los Bitchos sul palco, ce ne saremmo accorti. In un tripudio di psichedelia, cumbia e atmosfere da film western, il cielo era davvero l’ultima cosa che potevamo notare: dopotutto, eravamo troppo impegnati a sorseggiare tequila, ondeggiando sulle note di “Tropico” su qualche spiaggia in Sud America – sicuramente non sotto le nuvole di Torino, non nei 45 minuti di live più solari di tutto il festival.
MOLCHAT DOMA
Partono i Molchat Doma, e non può non partire una pioggia scrosciante – anche in questo caso, però, le condizioni atmosferiche sono totalmente irrilevanti. Molti cercano riparo sotto gli alberi, altri si rifugiano in coperture di fortuna come sacchi della spazzatura; tutto pur di non perdersi questo storico live. C’è poi una buona fetta di pubblico, quella più temeraria, che al freddo e alla pioggia rimedia con la soluzione più vecchia nella storia dei concerti: il pogo. Sì, avete letto benissimo. Dopotutto, con la pioggia che si fa sempre più forte e non accenna a diminuire, tanto alcool in corpo e nessun impermeabile, come farsi riparo se non spintonandosi a vicenda e ballando come se non ci fosse un domani? Se poi in sottofondo c’è il trio synth pop più amato degli ultimi tempi, pogare non è neanche più un’opzione: è un dovere morale, nonchè favore da fare a se stessi almeno una volta nella vita.
FKJ
Pogare con FKJ (acronimo di French Kiwi Juice, nonchè nome d’arte di Vincent Fenton) è sicuramente più difficile, complice la pioggia che si fa davvero pesante. A mano a mano che il live prosegue, però, anche l’acqua rallenta il suo scroscio, quasi come venisse cullata dai ritmi nu jazz del fenomenale polistrumentista. La quiete dopo la tempesta ideale dopo una serata simile, pura poesia.
GIORNO 3
Ancora una volta, ci piange il cuore al pensiero di salutare il TOdays. Quella a cui abbiamo appena assistito è stata un’edizione decisamente particolare, in primis perchè più breve – contando che l’anno scorso abbiamo avuto 4 giorni di concerti, oltre a quelli gratuiti al Parco Peccei. Notabile poi la mancanza di nomi italiani sul main stage, al contrario dell’anno scorso: avevamo infatti avuto modo di ascoltare dal vivo colossi come Motta, Iosonouncane e Andrea Laszlo De Simone (la cui esibizione, tra l’altro, ci fa ancora venire la pelle d’oca).
Non che quest’anno non sia stato ugualmente soddisfacente, certo. Di questo passo, possiamo essere sicuri che anche l’anno prossimo ci attende una carrellata di live di alta qualità , come quelli a cui abbiamo assistito in quest’ultima serata di festival, all’insegna del pogo più sfrenato.
ARAB STRAP
Quella degli Arab Strap è precisamente il tipo di musica che non riesce proprio a farti stare fermo: per quanto tu possa ignorarla o provare a convincerti che in fondo non ti piace più di tanto, ci sarà sempre quella parte del corpo che cercherà comunque di muoversi a ritmo – e non c’è nulla che si possa fare se non lasciarsi trascinare da questo dolce vortice, arrendersi e godersela. Beh, primo live dell’ultima serata del TOdays decisamente promosso, no?
DIIV
I DIIV nascevano esattamente 11 anni fa – e da allora hanno dominato il panorama shoegaze in tutto e per tutto. Sul palco del TOdays hanno presentato con non poco entusiasmo l’ultimo disco “Deceiver“, dando al festival quel tocco del classico grunge in stile Smashing Pumpkins che non guasta mai.
YARD ACT
Per presentarli, il volantino del festival recitava:“Scommettiamo che il 2022 sarà l’anno degli Yard Act?”. A questa scommessa, noi rispondiamo dicendo con fierezza che sì, non solo il 2022 è decisamente il loro anno, ma sono stati la sorpresa più grande che questo TOdays potesse donarci: una carica immensa, l’ironia pungente di James Smith, testi che non hanno paura di esprimersi contro il capitalismo e la gentrificazione (e non solo). Ci hanno conquistato dal primo pogo, e qualcosa ci suggerisce che continueranno ad avere il nostro cuore ancora a lungo.
PRIMAL SCREAM PRESENT SCREAMADELICA
Come rendere a parole quando hai davanti veri e propri mostri sacri? Come descrivere com’è stato assistere al concerto dei Primal Scream a parole, quando neanche le urla di un pubblico in totale visibilio potrebbero? Abbiamo assistito a un pezzo di storia, assolutamente. Unica pecca: per quanto fosse stato promosso come evento per festeggiare il trentennale dell’iconico “Screamadelica”, di quest’album abbiamo avuto l’occasione di sentire solo due brani. Ciò non ci ha impedito di goderci lo spettacolo, ma la delusione di sottofondo resta. Che si possa sperare in un’altra data, per celebrare per davvero i 30 anni di un album che ha letteralmente forgiato più e più generazioni? Nel dubbio, sperarci non può sicuramente farci male. O, almeno, non più di quanto ne abbiamo ricevuto per aver ascoltato così pochi pezzi di “Screamadelica”.