Lo scorso weeekend gli Arcade Fire hanno iniziato il loro tour europeo a supporto del recente “WE” con due date alla 3 Arena di Dublino.
Proprio poco prima dell’inizio del tour, Pitchfork ha pubblicato un articolo piuttosto duro su Win Butler in cui alcune persone accusano il musicista di Montreal di abusi sessuali nei loro confronti.
Il frontman ha subito risposto, ammettendo di avere avuto rapporti con le persone che lo chiamavano in causa, ma giurando che fossero tutti consensuali.
Parecchi giudizi negativi sono arrivati sulle pagine social dei canadesi (che, a quanto pare, avevano pure chiuso i commenti su Instagram nei giorni scorsi).
In apertura ai loro concerti si stava esibendo la loro connazionale Feist, che era stata colta di sorpresa dalla notizia, arrivatale proprio mentre era in un pub a Dublino poco prima dell’inizio del tour.
Per le due date irlandesi la musicista nativa della Nova Scotia, pur senza commentare i recenti fatti pubblicamente, ha deciso di donare Women’s Aid Dublin tutti i proventi dalle vendite del suo merch.
Oggi arriva la notizia che Leslie ha deciso di abbandonare il tour e questa è la sua dichiarazione:
“In un pub di Dublino, dopo aver provato con la mia band, ho letto il tuo stesso titolo. Non abbiamo avuto il tempo di prepararci a ciò che stava per accadere, nè tantomeno la possibilità di decidere di non volare dall’altra parte dell’oceano nella pancia di questa situazione. è stato incredibilmente difficile per me e posso solo immaginare quanto lo sia stato di più per le persone che si sono fatte avanti. Più di ogni altra cosa auguro la guarigione alle persone coinvolte.
Questa vicenda ha dato vita a una conversazione più grande di me, più grande delle mie canzoni e certamente più grande di qualsiasi tour rock and roll. Mentre cercavo di orientarmi e di capire quali fossero le mie responsabilità in questa situazione, ho ricevuto decine di messaggi dalle persone intorno a me, che esprimevano solidarietà per la dicotomia in cui sono stato spinta. Rimanere in tournèe avrebbe significato difendere o ignorare il danno causato da Win Butler, mentre andarsene avrebbe significato essere il giudice e la giuria.
Non sono mai stata qui per stare a favore o con gli Arcade Fire – sono stata qui per stare in piedi da sola su un palco, un posto a cui ho sentito di appartenere e che ho guadagnato come mio. Suono per la mia band, per i miei collaboratori, per i loro cari e per tutte le nostre famiglie e per le persone che pagano i loro sudati soldi per condividere lo spazio in quella sinergia collettiva che è uno spettacolo. Il flusso e il riflusso dei miei successi, dei miei fallimenti e di altre decisioni influenzano tutti i nostri mezzi di sostentamento e mi rendo conto di quanto sia fortunata a poter viaggiare per il mondo cantando canzoni sulla mia vita, sui miei pensieri e sulle mie esperienze e a fare di questo la mia carriera. Non l’ho mai dato per scontato.
Le mie esperienze includono le stesse esperienze delle molte persone con cui ho parlato dopo la notizia di sabato e dei molti sconosciuti che potrei raggiungere solo con questa lettera o non raggiungerli affatto. Tutti noi abbiamo una storia all’interno di uno spettro che va dalla mascolinità tossica di base alla misoginia pervasiva fino alla vera e propria aggressione fisica, psicologica, emotiva o sessuale. Questa situazione tocca ognuna delle nostre vite e ci parla in un linguaggio unico per ciascuna delle nostre elaborazioni. Non esiste un percorso univoco per guarire quando si è subita una qualsiasi versione di quanto sopra, nè un percorso univoco per riabilitare i colpevoli. Può essere una strada solitaria per dare un senso al maltrattamento. Non posso risolverlo smettendo e non posso risolverlo rimanendo. Ma non posso continuare.
Il pubblico ludibrio può provocare azioni, ma queste azioni nascono dalla paura e la paura non è il luogo in cui troviamo il nostro io migliore o prendiamo le nostre decisioni migliori. La paura non fa nascere l’empatia, nè la guarigione, nè apre uno spazio sicuro per l’evoluzione di questo tipo di conversazioni, o per offrire una vera responsabilità e un vero rimorso alle persone che sono state danneggiate.
Sono imperfetta e prenderò questa decisione in modo imperfetto, ma sono sicura che il modo migliore per prendermi cura della mia band, del mio staff e della mia famiglia è prendere le distanze da questo tour, non da questa conversazione. Le ultime due sere sul palco le mie canzoni hanno preso questa decisione per me. Sentirle attraverso questa lente era incongruente con ciò che ho lavorato per chiarire a me stessa durante tutta la mia carriera. Ho sempre scritto canzoni per dare un nome alle mie sottili difficoltà , per aspirare al mio meglio e per rivendicare la mia responsabilità quando ne avevo bisogno. E ora mi assumo le mie responsabilità e vado a casa.
Leslie”