Ha fatto tappa ieri sera a Verona, nella splendida cornice del Teatro Romano, il tour estivo di Samuele Bersani, senza timore di smentita uno dei più talentuosi cantautori in circolazione nel panorama italiano.

Le date del “Cinema Samuele Tour” hanno fatto incetta di riscontri da parte del pubblico e meritati consensi della critica, la stessa che premiò il relativo disco come migliore dell’anno nell’edizione passata delle Targhe Tenco.

Il nome di Bersani più volte negli anni si è legato alle Rassegne d’Autore, ma occorre dire che nei suoi concerti c’è molto di più rispetto a quella specifica componente: il palco è infatti il luogo dove l’artista romagnolo ha modo di esprimersi in tutto se stesso, non celando un lato assolutamente spontaneo, oltre che gioioso, che non sempre traspare dalle sue opere in studio, dove spesso i momenti “leggeri” sono messi in secondo piano.

La serata di ieri sera ha dato conferma quindi, semmai ce ne fosse bisogno, anche delle sue doti di intrattenitore, ruolo che sa dosare nel migliore dei modi garantendo in ogni caso l’alto tasso emozionale che i suoi brani di spessore riescono sempre a donare all’ascoltatore.

Lui spesso per primo ironizza e dialoga col pubblico su presunte qualità  come la tristezza di cui sarebbe intessuto gran parte del suo repertorio, ma sappiamo bene come vi siano in realtà  più piani di lettura che a volte emergono: da quelli che semplicemente possono essere percepiti come racconti di fantasia, ad altri che invece contengono elementi fortemente autobiografici che l’autore non disdegna di ricordarci.

Il concerto veronese ha mantenuto le promesse e gli standard del tour (a cui mancano due date prima del suo stop): quindi tutto esaurito e pubblico coinvolto e assolutamente partecipe.

La vista d’occhio era notevole, e lo stesso Bersani non ha potuto che sottolinearlo sin dal suo ingresso, ricordando in più occasioni e con grande soddisfazione che già  qui otto anni fa si era esibito in questa suggestiva cornice.

La scaletta ha tenuto conto, come giusto che sia, del suo recente lavoro in studio, con diversi brani quindi pescati da “Cinema Samuele” che magari hanno ottenuto apparentemente meno trasporto da parte del pubblico rispetto ai classici, ma che ugualmente hanno saputo tenere alta l’attenzione di tutti, vista la loro indubbia qualità  e portata artistica.

D’altronde le canzoni di Samuele non sono propriamente orecchiabili, e necessitano sovente di più ascolti per essere interiorizzate, ma di certo non hanno lasciato indifferente il pubblico le varie “Pixel” ““ che ha avuto l’onore di aprire le danze -, “Il tiranno”, il singolo “Harakiri”, per non dire della poco nota, a detta dello stesso autore, “L’intervista”, anticipata da un divertente aneddoto.

In un set incentrato sulla valorizzazione dei pezzi più nuovi (che, ammetto, dal vivo grazie anche alla presenza di un apparato musicale di tutto rispetto, hanno acquisito ancora più appeal, inchiodando all’ascolto), alternati a canzoni del passato più o meno famose, Bersani ha sempre saputo mantenere alta l’asticella, talvolta incentivando il pubblico (come nel caso della magnifica “Replay”, con gli spettatori tutti protesi a illuminare la location con gli smartphone durante il ritornello) o incuriosendolo con succosi retroscena.

Su tutti una menzione speciale va all’introduzione della significativa “Psyco” che lui avrebbe voluto portare a Sanremo, ma che poi fu scartata dall’allora conduttore Gianni Morandi in favore della più placida e disincantata “Un pallone”, che qui (ha voluto specificare subito) non avrebbe eseguito.

Al resto ci hanno pensato loro, quelle canzoni che in trent’anni di carriera (trentuno se consideriamo che la commovente “Il mostro” fu presentata al suo mentore Lucio Dalla nel 1991) accompagnano le vite dei suoi fan, in taluni casi occupando di diritto un posto nella storia della musica italiana.

Se discograficamente la carriera del Nostro prese forma nel 1992 con la pubblicazione di “C’hanno preso tutto”, il suo esordio ufficiale avvenne proprio con il brano sopra citato di cui si innamorò Dalla, al punto da volerlo in apertura dei suoi concerti e in organico presso la sua casa discografica.

Si tratta oltretutto di un pezzo a cui Samuele è molto legato, e anche ieri sera era evidente il suo coinvolgimento personale nell’eseguirla live a distanza di così tanto tempo.

Il primo sussulto condiviso si è avuto durante “Spaccacuore”, uno dei suoi cavalli di battaglia, ma applausi scroscianti li hanno ottenuti anche la paradigmatica “Lo scrutatore non votante” in salsa carioca; la toccante “Crazy Boy” ““ già  prestata al tempo all’amica Fiorella Mannoia e poi interpretata dal suo autore assieme a Peppe Servillo degli Avion Travel -, riarrangiata per l’occasione in chiave rock (al pari di “Occhiali rotti”, altro ripescaggio eccellente); la poetica “Le mie parole”, tra le poche non autografe pubblicate nei suoi dischi (è stata scritta da Pacifico); la struggente “En e Xanax”, che ha rappresentato uno dei picchi dell’intero concerto, e l’intensa “Ferragosto”, con allegata una splendida coda strumentale del pianista Alessandro Gwis.

Già  che ci sono devo dire che meritano una citazione tutti i musicisti che lo hanno affiancato sul palco, alcuni dei quali suoi collaboratori di lungo corso (i chitarristi Tony Pujia e Silvio Masanotti, il bassista Davide Beatino, il batterista Marco Rovinelli) e altri arruolati in seguito ma ormai integratissimi, come il tastierista Stefano Cenci e il giovane polistrumentista Michele Ranieri, davvero abilissimo anche ai cori.

A tutti loro il cantautore ha dedicato il giusto spazio e parole importanti, in effetti è evidente come la dimensione live accresca in impeto e vigore alcuni momenti salienti del concerto. Ma pure l’attenzione ai dettagli è assai curata, non a caso Bersani si è autodefinito un c”…c.zzi in studio!

Ripercorrendo la scaletta, mi pare giusto soffermarmi anche sulla riproposizione dopo diverso tempo della frizzante “Senza titoli” (anticipata da uno spassoso episodio personale successo al cantante al riguardo) e sulla delicata cover dell’amico Lucio Dalla ““ più volte ricordato sul palco ““ “Tu non mi basti mai”, cantata non senza nascondere un groppo alla gola. Il brano faceva parte del bestseller di Dalla “Canzoni”, al quale contribuì nuovamente Samuele che scrisse la quasi omonima “Canzone”, divenuta tra le più amate dell’artista bolognese.

Giunto quasi al termine il nostro protagonista decide di far scuotere il suo pubblico con le vivaci “Freak”, antico pezzo forte, e una “Coccodrilli” frenetica e irresistibile.

Ci sarebbe stato spazio per chissà  quanto ancora, e difatti il in questo tour Bersani ha di volta in volta variato la scaletta: ad esempio non era sicura la presenza dell’emozionante “Il pescatore di asterischi”, eseguita proprio prima del gran finale tra la mia manifesta soddisfazione, ma non potevano proprio mancare i due episodi forse più salienti della sua intera carriera.

Sì, mi riferisco proprio a “Chicco e Spillo”, il suo primissimo successo, quello che lo lanciò nel firmamento del pop, e “Giudizi universali”, semplicemente una delle migliori ballate mai scritte in Italia, cantata a pieni polmoni e col cuore in mano da tutti i presenti.

E’ stata quindi una serata all’insegna delle emozioni in musica quella vissuta ieri sera al Teatro Romano di Verona, che ha una volta di più consacrato il talento di Samuele Bersani, uno che non ha bisogno di tv o altri espedienti per arrivare al grande pubblico.

Foto di Maria Teresa Zingaro