Sterminatamente tarantiniana, dalle dinamiche del plot fino alle millemila citazioni, inclusa quella forse un po’ troppo scontata della valigetta, “Kleo” è una miniserie in salsa “revenge” che sprizza, ancor prima che azione, simpatia e dolcezza. Sono infatti questi i primi sentimenti che si provano per questa dolce assassina non registrata della DDR alle prese con la vendetta verso i superiori che l’hanno tradita.
In realtà l’ambientazione berlinese a ridosso della dissoluzione dell’Unione Sovietica è abbastanza pretestuosa, quasi una scusa per mettere in scena una lista di esecuzioni che si dipana di episodio in episodio manco fosse “Kill Bill”, ma fornisce la possibilità alla miniserie di sfoggiare ambientazioni e costumi di grande fattura e riuscita cromatica.
Sono molto bravi tutti gli attori, a partire da Jella Haase/Kleo, tanto in parte da trasfigurarsi spesso e volentieri in icona. Io ho trovato per esempio deliziosi i tempi comici di Dimitrij Schaad/Sven, così come efficaci quanto caricaturali Vincent Redetzki/Uwe e gli altri agenti segreti occulti della DDR. Ovvio godersi la serie in tedesco aiuta ad apprezzare le sfumature dei dialoghi.
Ad ogni modo, non la serie più originale di sempre, ma otto episodi testi, divertenti e dinamici che scorrono frizzanti e saporiti.