Ritorno gradito quello di Santi White in arte Santigold sei anni dopo l’acclamato “99 ¢”, con un album registrato tra un lockdown e l’altro mentre cercava di conciliare i ruoli di madre e artista. Dieci brani in poco più di mezz’ora nati tra le foreste canadesi in un momento di inedita solitudine e perfezionati con l’aiuto di un gruppo di autori e produttori più nutrito del solito: l’ex Vampire Weekend Rostam Batmanglij, Boys Noize, Nick Zinner degli Yeah Yeah Yeahs, Illangelo, Ryan Olson, Lido, Aaron Jerome / SBTRKT giusto per citarne alcuni.
Un quarto disco decisamente eclettico che esce per la Little Jerk Records, etichetta fondata dalla White, in grado di spaziare tra rap, pop, ritmo e melodia alla ricerca del beat migliore. Saper cambiare, adattarsi è sempre stato uno dei pregi di Santigold: con “Spirituals” crea il suo personalissimo alfabeto di lotta e resilienza personale oltre che collettiva. Il falsetto di “My Horror” punge a dovere anche grazie alle sapienti mani di Batmanglij e Boys Noize mentre “Nothing” è terreno di caccia di quel Carlo Montagnese / Illangelo storico collaboratore di the Weeknd che per Santi White confeziona tre minuti di sinuoso pop elettronico.
“High Priestess” è il singolo più ascoltato, trascinante, ritmato, vivace studiato per far muovere e pensare almeno quanto “Ushers of the New World” che insieme a “Shake” è la quota dub / reggae del disco. L’anima più oscura di “Spirituals” emerge tra le note di “Witness” con tanto di sample del gruppo canadese 54 ““ 40. Se parliamo di melodia pura impossibile non citare la drammatica “The Lasty” mentre “No Paradise” vede la partecipazione di Richard Isong / P2J già collaboratore di Beyoncè, Stormzy, FKA Twigs e Doja Cat. Il finale è tutto per un altro dei singoli, “Ain’t Ready” un vero “canto di battaglia” come Santigold l’ha definito e per la movimentata “Fall First”. Nessuna rivoluzione ma la gran sacerdotessa riesce ancora una volta a restare al passo coi tempi, nulla da dire.
Credit foto: Craig Wetherby