Album di debutto per i Pale Blue Eyes band composta da tre elementi, i coniugi Matt e Lucy Board e il bassista Audrey Simpson, ragazzi che hanno alle spalle studi artistici e sono esperti conoscitori del movimento elettronico sperimentale che ha animato la produzione musicale alla fine degli anni 70.
I Pale Blue Eyes portano in questo album le loro conoscenze come fossero dei souvenir acquistati durante una lunga vacanza che però rielaborano e nel ricordo personalizzano, il risultato è un album che ha una base elettronica che viene rimodellata e trasformata in un percorso quasi sognante, un dream-pop con arrangiamenti e costruzioni coraggiose.
Allo stesso tempo sembra quasi un lavoro propedeutico, preparatorio per un percorso ancora da compiere e sviluppare pienamente, un lavoro che pone delle basi e che avendo tanta carne al fuoco fa pensare a qualcosa ancora da costruire in futuro.
Il brano di apertura “Globe” è un viaggio nel tempo che sembra farci tornare ai primi anni 80 quando l’elettronica iniziava a cercare gli agganci melodici giusti per aggredire il mercato discografico, “TV Flicker” conferma questa impressione con rimandi a una versione ipnoticamente dream-pop dei New Order.
“Honeybear” è un altro ottimo brano che evidenzia l’impressione di trovarci di fronte ad un album ben prodotto e meticolosamente curato, in “Star Vehicle” si sentono anche accenni di chitarra del periodo più pop dei Cure e rimandi ai Flaming Lips, mentre con “Sing It Like We Used To” e “Under Northern Sky” ritornano in territorio New Order e OMD.
L’album chiude con l’ottima “Chelsea” che inizia con la sorpresa di una chitarra acustica e ci fa tornare per l’ultima volta nel loro mondo sognante, il brano sigilla un debutto positivo e con tanti spunti interessanti, i Pale Blue Eyes sembrano essere tornati da una vacanza e con i souvenir presi hanno cercato di creare e modellare il loro sound dandogli un tocco originale, possiamo dire con tranquillità che per il momento sono riusciti ad essere convincenti.