Lo scorso giugno, via Jagjaguwar, Angel Olsen ha pubblicato il suo sesto LP, “Big Time”, l’ennesimo trionfo per la musicista nativa di St. Louis: proprio pochi giorni fa la statunitense è tornata finalmente in Europa per presentarlo ai suoi fan del vecchio continente e stasera suonerà all’Epicerie Moderne a Feyzin, nella periferia sud di Lione.
Le aspettative per questo concerto sono molto elevate e la ciliegina sulla torta è l’aggiunta di Tomberlin come opening-act del suo tour.
La ventisettenne nativa della Florida sale sul palco della venue francese quando l’orologio ha passato da pochi attimi le otto e mezza: la grande sala è ancora poco piena, ma l’interesse dei fan locali comunque non manca.
Sarah Beth si presenta in versione solista e quindi il suo set sarà sicuramente diverso da ciò che abbiamo ascoltato nel suo recente sophomore, “I Don’t Know Who Needs To Hear This…”, uscito a fine aprile via Saddle Creek.
Nonostante la grandezza della venue, ovviamente il set di Tomberlin ne guadagna sotto il punto di vista dell’intimità : già dall’iniziale “Any Other Way”, uno dei pochi estratti dal suo debutto full-length “At Weddings”, la combo chitarra acustica-voce dà una maggiore profondità emotiva alla sua musica, mentre le ottime capacità vocali di Sarah Beth la portano a cambi di tonalità senza fatica alcuna, segnando invece modifiche anche sotto il piano dei sentimenti.
Poco dopo in “Wasted” mancano le percussioni della sua versione originale, ma i suoi leggeri arpeggi le aggiungono un’ulteriore forza emozionale, nonostante le sensazioni profondamente malinconiche del brano.
Se volevamo parlare di intimità ecco allora “Sunstruck”, una piccola perla che mette ancora una volta in luce le grandi doti vocali della musicista di stanza in Kentucky, anche senza il supporto delle percussioni e degli archi come nella versione del disco.
Dopo i vocals angelici di “Tap”, che ci fanno davvero dimenticare per pochi minuti tutte le negatività che stanno accadendo in giro per il mondo, è “Idkwntht” a chiudere il set con il pubblico che risponde a Sarah Beth, creando armonie improvvisate, ma assolutamente intime e belle.
Un opening-act di assoluto valore, Tomberlin anche in versione solista riesce a stupire e incantare i suoi fan transalpini con le sue canzoni raccolte e piene di delicatezza e sentimenti: la Saddle Creek punta forte su di lei e le motivazioni sono facili da intuire.
Poco dopo le nove e trentacinque è il turno di Angel Olsen, accompagnata da una band di ben sei elementi, tra cui due archi, violino e contrabbasso: la sala nel frattempo si è riempita e, se non si è raggiunto il sold-out, manca davvero poco.
Primo pezzo e possiamo già parlare di primo trionfo: “Dream Thing” è pura poesia country-folk arricchita da eccellenti melodie e da un’incredibile ricchezza strumentale in particolare nella bellezza degli archi, ma tutto sembra essere al suo posto, dal suono del piano, alla chitarra acustica di Angel, alla leggerezza dei tocchi della batteria, fino ovviamente alla voce incantevole della statunitense che rimarrà al centro di tutto per gli ottanta minuti del set.
Angel passa alla chitarra elettrica per “Ghost On”, in cui inizialmente la sua voce è accompagnata solo dal piano, mentre in seguito entrano a far parte del gioco anche morbide percussioni e ancora una volta fantastici archi, che completano la magia delle atmosfere che la trentaseienne di stanza in North Carolina riesce a creare con estrema facilità in ogni canzone: il tono della canzone continua a crescere man mano che la sua strumentazione si fa più dettagliata e le fa perdere un po’ delle sua intimità iniziale, ma in contemporanea aumenta anche la sua emotività che raggiunge livelli difficili da descrivere.
Dopo un breve siparietto in cui la Olsen parla con la sua band, raccontando al pubblico francese che il prossimo brano è stato scritto solamente la notte precedente, la statunitense si lancia in una irresistibile e inarrestabile doppietta indie-rock dai toni punk composta da “Shut Up Kiss Me” e da “Forgiven / Forgotten”, dove rombanti chitarre diventano le protagoniste: inaspettata ed esaltante, non perde comunque nulla nè sotto il punto di vista delle melodie e nemmeno sotto quello delle emozioni, che rimangono comunque intense.
A seguire ecco “All Mirrors”, title-track dell’album uscito nel 2019: con synth rumorosi Angel crea un’atmosfera decisamente oscura, ma i sentimenti sono comunque in evidenza, grazie anche al prezioso aiuto del duo di archi.
“Through The Fires”, uno degli episodi più riusciti di “Big Time”, aggiunge un tocco di classicità al set della statunitense: la sua ricchezza strumentale, la sua purezza e quelle sue meravigliose sensazioni cinematografiche sembrano trasportarci in un qualche film degli anni ’50 ambientato a Parigi. Inutile sottolineare come i brividi scorrano puri sulla pelle dei numerosi presenti all’Epicerie Moderne stasera.
La lunghissima “Sister”, con le sue percussioni morbide, regala ulteriori emozioni, risultando più delicata rispetto alla sua versione originale, prima di chiudersi invece con una maggiore potenza strumentale ricca di energia.
Il mainset termina con la romanticissima “Chance”, un altro modo per mettere in risalto la straordinaria voce della musicista nativa del Missouri, mentre gli archi dipingono panorami lussuosi e pieni di grazia.
C’è il tempo anche per un encore, “Without You”, cover di Harry Nilsson (proprio quella cantata anche da Mariah Carey!): “la mia preferita”, ammette candidamente la Olsen, regalando al pubblico francese le ultime incredibili sensazioni positive di questa bellissima serata.
C’è poco da dire, non resta che inchinarsi davanti a un’artista di questa qualità , che sa crescere con ogni nuovo album e che è capace di portare sul palco le sue emozioni e i suoi sentimenti con grandissimo trasporto e infinita qualità . Circoletto rosso per un concerto impossibile da dimenticare!
Photo Credit: Dominick Mastrangelo, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons