Tornano i Titus Andronicus con questo loro settimo LP, che arriva dopo oltre tre anni dal precedente, “An Obelisk”: registrato all’Hotel2Tango Studio di Montreal, il nuovo lavoro è stato prodotto dal frontman Patrick Stickles insieme a Howard Bilerman (Arcade Fire, Leonard Cohen).
Il cantante e principale songwriter della band di Glen Rock ha detto che, con questo disco, era alla ricerca dell’ultimate rock, citando Bruce Springsteen, nativo come lui del New Jersey, tra le sue più importanti fonti di ispirazione.
Il principale singolo “I’m Screwed” ci immerge subito in un mondo classic-rock che ci riporta indietro di alcune decadi con riff di chitarre potenti e allo stesso tempo eccitanti, ma anche un piano che aggiunge un non so che di springsteeniano al mix e il risultato è senza dubbio ben riuscito e pieno di energia.
“Dead Meat”, invece, è piena di energia punk, con quei ritmi incalzanti e con quelle sei corde che disegnano panorami dal ritmo folle, supportati dal drumming impazzito di Chris Wilson, che non lascia spazio a fraintendimenti: cattivo, grezzo e in un certo senso pazzo, questo brano si conclude in maniera sorprendente con una visione più aperta, riflessiva e tranquilla, quasi a volersi prendere una pausa dall’incredibile velocità che l’ha preceduta.
“Give Me Grief”, si sposta su territori power-pop con riff incredibili, ma anche con il sax e con vocals molto più riflessivi che nelle precedenti canzoni. Il pezzo è ispirato dalla morte di Matt Miller, tastierista e tra membro fondatore della band del New Jersey (nonchè cugino di Patrick), deceduto lo scorso anno: “It’s needed for the recipe/ So God, come on and give me grief”, canta Stickles nel brano.
“All Through The Night”, invece, cita il folk-punk dei Pogues tra le sue influenze, eccitante e adrenalinico e con coretti catchy, è impreziosito dai fantastici riff della chitarra di Tad Kubler degli Hold Steady.
Un album piuttosto variegato, questo settimo lavoro dei Titus Andronicus cita a piene mani il passato, senza voler per forza nasconderlo, ma allo stesso tempo ritrova quella grandissima forza sia a livello strumentale che emotivo che il gruppo del New Jersey ha sempre avuto nel suo DNA: un viaggio che ci convince e che ci piace ripetere più e più volte.
Photo Credit: Ray Concepcion