Ritornano per un concerto tutto loro i Kasabian, dopo l’annullamento della data estiva in quel di Mantova, si erano, invece, esibiti in apertura a sua maestà Liam Gallagher al Lucca Summer festival.
Tutti sanno dell’allontanamento di Tom Meighan a seguito di un coinvolgimento del cantante in spiacevoli fatti di cronaca, l’aggressione, durante il lockdown, alla compagna, poi diventata successivamente comunque sua moglie, la conseguente condanna a 200 ore di servizi sociali e i continui problemi di dipendenza dall’alcol, quindi la decisione di non continuare più insieme dopo tanti anni: diciamo che non si è trattato certo del periodo migliore per la band di Leicester, che, passata la sbornia di un successo planetario di matrice mainstream, in particolare con il loro best seller “Velociraptor” uscito nel 2011, e quella “Goodbye Kiss” che li ha portati sui network rendendoli di dominio pubblico, si sono riconnessi, con i dischi successivi, ad un segmento più in linea con il passato.
L’album nuovo, “The Alchemist’s Euphoria”, ne è un’ulteriore prova, sebbene accolto con scetticismo e forse qualche critica di troppo, figlie anche di cambiamenti poco tollerati, a mio parere, ci consegna un collettivo rinfrancato e in salute, anche perchè i Kasabian erano, sono e saranno sempre Sergio Pizzorno, autore, produttore, deus ex machina fin dal giorno zero, accollandosi, da adesso in poi, anche le parti cantate, tra l’altro dotato di una voce simile o comunque non cosi lontana da quella del compagno di sempre Tom. Quindi, di fatto, è cambiato molto poco, se non niente dai fasti di un tempo e tutto sembra essere ritornato ad una normalità plausibile. Senza nulla togliere a Meighan, che ha fatto assolutamente il suo in questi anni di onorata carriera, ma quando la presenza di un componente è così ingombrante, direi che il passaggio ad una nuova formula che lo vede coinvolto in toto, oltre che indolore, poteva anche essere auspicato fin dall’inizio. Discorso diverso quando il cantante in questione fa una differenza abissale per carisma e timbro, penso analogamente a Dave Gahan in una situazione speculare.
Quindi serata in chiave brit pop in questa domenica di metà ottobre, Alcatraz is the place e non ci sono solo i Kasabian, ma anche i DMA’S ad aprire le danze, ospiti di tutto il tour europeo, che sono si australiani, ma con un’attitudine assolutamente che paga il tributo alle proposte d’oltremanica, una certa affinità vocale anche con Alex Turner o con lo stesso Liam Gallagher, di cui, in passato, hanno aperto alcune date.
Comunque piacevoli ed interessanti, assolutamente in linea con le icone citate, spiccano in setlist, sicuramente il singolo d’esordio “Delete” cantato in sing-a-long con i non pochi fan presenti, ma anche “I don’t need to hide” o “Silver”, sono in giro già da alcuni anni, ma non si esclude un passaggio prima o poi ai piani alti, la qualità non manca.
Orari rispettati come al solito, quindi Pizzorno e soci on stage per le 21,15 precise, lui in forma smagliante, balla, canta, suona la chitarra, coinvolgendo un Alcatraz pieno ed urlante con tanto di cori da stadio per Sergio, leader maximo e idolo incontrastato, la setlist segna tutti gli episodi migliori del repertorio, o quantomeno molti di quelli, ci sono all’appello una “Days are forgotten”, che leggendo le varie setlist del recente passato, era un po’ che mancava, un’acustica “Goodbye Kiss”, “Club foot”, “Empire”, “Shoot The runner”, l’immancabile biglietto da visita di “L.F.S. (Lost souls forever), non molti brani dal disco nuovo, al contrario di altre tappe.
Comunque scaletta ben assortita, eterogenea in grado di accontentare tutti.
Chiude, come al solito, “Fire”. Assistendo a questa data milanese, mi viene da pensare che questo piccolo o grande terremoto all’interno della band, ha portato loro sicuramente dolore, ma anche nuova linfa e forse, a conti fatti, ci hanno pure guadagnato, sicuramente uno dei live act più divertenti in circolazione e una seconda giovinezza prenotata.