Ancora una volta è lo shoegaze che emoziona il mio cuore. Il secondo disco dei Knifeplay, rilasciato da Topshelf Records, dimostra perfettamente come la band di Philadelphia abbia qualcosa in più rispetto a molti altri pregevoli rappresentanti del genere. Capaci di unire le trame sofferte e slowcore dei Red House Painters a esplosioni shoegaze catartiche e totalizzanti, i Knifeplay ci accompagnano in un mondo oscuro, ricco di ombre e tensioni emotive, eppure sono sempre capaci di infondere un senso di rassicurazione su di noi: la loro musica è un abbraccio, capace di essere evocativa, rumorosa e nello stesso tempo quasi rurale. Gli anni ’90 nella loro forma sicuramente rumorosa, ma senza dimenticare quasi un animo folk, dal quale attingere per scacciare le paure e sentire la melodia scorrerci nel cuore.

Dagli arrangiamenti pieni e rigogliosi di “Nobody”, allo shoegaze evocativo di “Lonely Sun” che vi invito a sentire in cuffia per cogliere pienamente suoni e germogli melodici che scorrono all’interno del brano, passando per “Promise” che parte eterea e impalpabile per poi traformarsi in tempesta sonica e poi ancora farsi calma e avvolgente il mondo dei Knifeplay si dischiude davanti a noi ma ad ogni passo è pronto a cambiare, modificarsi, sorprenderci. E allora ecco l’assolo centrale di “Bleed” che ci emoziona, incrociando archi e rumoris che sembrano tirarci per la camicia da punti diversi per arrivare poi all’unità  d’intenti, il mondo bucolico e dream di “Deserve” o la malinconia abbagliante di “Hearts” che si sublima nel fischio della chitarra mentre tutto intorno si fa pesante, profondo eppure così magnifico, prima che ancora l’arpeggio ci riporti ancora in alto, in paradiso. Una canzone che è come stare sospesi senza gravità . Da non credere. Ma non smetto, perchè il piano di “Ryan Song” con quella chitarra acustica e la parola “Anymore” nel finale che ritorna, beh, ci commuove, prima di quella summa meravigliosa di un percorso che è “Untitled”, 8 minuti per perdersi completamente nel mondo dei Knifeplay, in un limbo avviluppante tra sogno e risveglio, tra dream e shoegaze. Suoni così pieni, chitarre acustiche, elettriche, arpeggioni, esplosioni, archi che danno la linea melodica…se è un sogno non svegliatemi mai, vi prego.

Un disco di una bellezza che non ci si crede.

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