Nomi importanti quelli che si celano dietro il collettivo Fanali: Michele De Finis (EPO, Argine, unòrsominòre) Jonathan Maurano (EPO, Blindur, unòrsominòre) Caterina Bianco (PMS, Corde Oblique, ‘e Zèzi, Argine, Sula Ventrebianco) e l’artista Sabrina Cirillo si uniscono in un progetto di ampie vedute, che miscela abilmente parti suonate, loop, elettronica con l’aiuto di Salvio Vassallo che si è occupato di produrre oltre a remixare “Are”, “Vedo”, “An(a)che e “Pani(c)o” che altro non sono che versioni rivedute e corrette dei primi quattro brani.
“Shidoro Modoro” in giapponese vuol dire alterazioni nel modo di parlare o nel discorso stesso quando si è nervosi o ubriachi, stati d’animo che il quartetto esplora mettendone in evidenza la complessità . Un gioco di specchi dunque quello che propongono i Fanali, dove i rimandi e i riflessi tra una traccia e l’altra sono costanti e la parte visiva conta quanto quella musicale.
Si comincia con “Era” ed è inizio di nome e di fatto, il primo riff su cui hanno iniziato a lavorare che ben simboleggia la natura ibrida del progetto. Giro di basso, sintetizzatori, il sassofono liquido di Pietro Santangelo danno a “Dove” un tono orientaleggiante e avvolgente in uno dei pezzi cantati che si alternano a tracce completamente strumentali. “Anche” è affidata alla voce di Caterina Bianco che tratteggia la fine di una relazione tra arpeggi acustici in un crescendo lento e sognante.
Sospesa tra melodia e spigolosità electro “Piano” alterna rabbia e distensione in una cavalcata ricca di tensione. “Are”, “Vedo”, “An(a)che e “Pani(c)o” prendono in prestito i singoli elementi di ogni brano ricombinandoli fino a farli diventare qualcosa di diverso, ancora più selvaggio, distorto e incontrollabile in bilico tra techno e trip hop. Anima sperimentale, cuore armonico, “Shidoro Modoro” è un album per menti curiose non avaro di soddisfazioni.