Sebastian Clarin veleggia alto con il suo synthpop, anon disdegnando però anche una tradizione cantautorale che sa evocare la forza evocativa di Nick Cave. è ovvio che la forma cambia, abbracciando decisamente una moderna new wave e il pop elettronico, eppure echi sinceri di quel tipo di cantautorato si sentono.
“Aerial Cuts” è un album dal gusto oscuro e seducente. La voce oscura di Sebastian ci porta in un mondo agrodolce, in cui il sorriso e le lacrime si avvicinano moltissimo, come se la discoteca, luogo in cui ballare spensierati, diventasse invece fonte di pensieri meno gioiosi e più dolenti. Gli anni ’80, di solito scintillanti e briosi qui sanno anche farsi introspettivi, cupi e fortemente malinconici: la forza del disco è tutta qui.
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