Terzo LP, appena uscito via Lame-O Records, per Shannen Moser che arriva dopo quattro anni dal suo sophomore, “I’ll Sing”: scritto tra il 2018 e il 2022, il disco è stato prodotto dalla stessa musicista di stanza a Philadelphia insieme a Alex Melendez, che si è anche occupato del mixing.

L’idea iniziale era quella di registrare musica solo composta da chitarra e voce ma, dopo una perdita improvvisa nella vita di Shannen, l’album si è arricchito con l’aggiunta di arrangiamenti di banjo, sax, lapsteel, violoncello, fiati e synth e di numerosi ospiti che hanno contribuito a costruirlo: “Volevo davvero fare una cosa che non avevo mai fatto prima, perchè mi sentivo in un modo che non avevo mai provato prima”, ha spiegato la Moser nella press-release, aggiungendo poi che “essere in grado di avere uno spazio con i miei amici e fare un disco in cui mi è stato permesso di fare pienamente quest’arte di fronte a quel dolore, è stato davvero, davvero bello.”

Il disco è aperto dal primo singolo “Paint By Number”: la richezza del brano, disegnato con chitarra e piano e impreziosito da fiati e violoncello, lascia perfettamente trasparire le emozioni che la statunitense vuole raccontare attraverso la sua voce e il risultato è incredibilmente suggestivo e toccante.

Piacevolissimo l’intro nella successiva “Oh My God”, dove il clarinetto è protagonista e aggiunge un tocco di leggerezza e di magia, prima che chitarra e banjo entrino a supportare la dolce voce di Shannen, che descrive la sua malinconia con delicatezza e intelligenza e con un ritmo molto basso, perfetto per questa situazione.

“Ben” è la “mia canzone preferita del disco”, dice la Moser e parla di un suo compagno di un suo ex compagno di scuola purtroppo deceduto nel 2015: scritto con banjo e chitarra, il brano condivide alcune memorie di quando era una bambina e lo fa con estrema delicatezza e con un velo di malinconia.

Ricca di intimità , “Foul Ball” vede una continua crescita negli arpeggi della sei corde acustica di Shannen, accompagnata anche in questo caso dal banjo: è poi l’entrata del violino nella parte finale a dare un ulteriore tocco di eleganza al brano.

Meravigliose le armonie create dalla voce di Shannen nella successiva “Liminal”, dove gli arpeggi gli arpeggi della sua chitarra acustica, accompagnati ancora una volta dal banjo e da un altro ottimo arrangiamento di archi, continuano a crescere, sottolineando quel senso di perdita che il pezzo porta nella sua anima.

Un album folk di valore in cui la musicista di stanza a Philadephia costruisce qualcosa di particolarmente bello e confortante, arricchendo il suo sound con nuovi preziosi dettagli, mentre il suo songwriting ci sa regalare emozioni intense e sincere.

Photo Credit: Veronica Mendez