Sempre più bravi. E potrei fermarmi qui. Il nuovo album dei Submotile è di ua bellezzza disarmante. Daniela Angione e Michael Farren riescono a migliorarsi ancora (lo fanno disco dopo disco, se dobbiamo essere sinceri), questa volta lavorando ancora più di fino, come abili artigiani del suono. Non perdono le loro caratteristiche, quelle che abbiamo sempre riscontrato in loro, la potenza, il lavoro ritmico, lo pulsioni shoegaze che entrano dritte sottopelle e nel cervello, ma questa volta si fanno ancora più raffinati, potenziando maggiormente il lato emotivo, quello “delicato” e dream-pop, in modo da creare magnifici contrasti anche all’interno dei brani stessi.

Ne esce un disco che sembra rappresentare perfettamente la calma e la tempesta, sentimenti ed emozioni diversi, agli antipodi se vogliamo, eppure qui capaci di trovarsi, di cercarsi e sublimarsi. Delicatezze oniriche che ci fanno chiudere gli occhi e poi la sferzata brusca, la ritmica che lavora sodo e le chitarre noise. Mi si dirà  che i Submotile non inventano nulla. Certo, eppure quello che fanno è bellissimo.

L’attenzione alle melodie e ai particolari (certi arpeggioni alla Smiths giuro), non è mai stata così elevata per loro e non possiamo non lodare la bontà  di un disco realmente capace di rapirci il cuore. Pezzi da 10 e lode? Beh “Blood Loss” a me lascia senza parole per una dolcezza indescrivibile, mentre “Hope In Sound” ha un ritornello che non mi si stacca più dalla testa, ma vi assicuro che stare qui a selezionare canzoni non rende giustizia a un lavoro che, nel suo complesso, svetta altissimo.

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