Sarà una coincidenza, ma abbiamo iniziato a seguire Skullcrusher, attraverso la nostra rubrica “Brand New”, proprio all’inizio della pandemia (febbraio 2020) e dobbiamo ammettere che Helen Ballentine ci ha davvero confortato con la sua musica durante questo duro percorso purtroppo condiviso con tutto il resto del mondo: la sua carriera nel frattempo è continuata e sono arrivati due EP (l’omonimo del 2020 e “Storm In Summer” dello scorso anno), ma ora la songwriter nativa dello stato di New York, ma residente a Los Angeles sforna anche questo suo atteso primo lavoro sulla lunga distanza, realizzato per la prestigiosa Secretly Canadian.
Per scrivere “Quiet The Room” Helen ha preso come ispirazione la sua vecchia casa a Mount Vernon, NY, “cercando di catturare l’intensa complessita della sua infanzia”, spiega la press-release: registrato al Chicken Shak Studio in una fattoria nella Hudson Valley in upstate New York, il disco, a cui ha lavorato anche il suo fidanzato Noah Weinman (Runner), è stato prodotto dalle sapienti mani di Andrew Sarlo, collaboratore di lunga data dei Big Thief.
“They Quiet The Room” apre i giochi e setta immediatamente l’atmosfera: inizialmente solo folk chitarra e voce dalla forte emotività , il brano si trasforma nell’ultimo minuto con synth ed effetti che creano sensazioni davvero intense sotto il profilo dei sentimenti.
Anche “Lullaby In February” preferisce iniziare su sicuri territori folk tradizionali pieni di dolcezza e carica emotiva, ma poi lascia improvvisamente spazio a un rumore bianco, inaspettato e molto duro, in cui Helen sperimenta nuove tonalità del suo suono.
“It’s Like A Secret”, invece, pur essendo ancora folk, ha un non so che di sognante con quelle aggiunte di effetti e di archi, che la rendono un piccolo gioiello di intimità e di poesia.
Nella successiva “Sticker” poi la Ballentine riesce a inserire la sua voce all’interno di un mare di riverbero e, pur con una strumentazione semplice, ma efficace, riesce a creare sonorità dal forte impatto con un tono celestiale, capace di toccare i cuori di chi ascolta.
Un lavoro emozionante dalla prima all’ultima nota, questo debutto sulla lunga distanza di Skullcrusher ci consegna una musicista che, attraverso i suoi ricordi nostalgici, riflessivi e malinconici, sa costruire quattordici canzoni di assoluto valore capaci di andare oltre alle sue fragilità e di descrivere in più di un’occasione sensazioni celestiali: un esordio davvero di lusso dotato di un tocco di pura magia.