Continua a scorrere il fiume di Jim Ward ed è proprio una bella notizia dopo il convincente ritorno degli Sparta due anni fa con “Trust The River”. Questo omonimo album segna un nuovo corso per la band, l’occasione forse definitiva per mettersi alle spalle un capitolo musicale lungo vent’anni senza rinnegare nulla ma guardando soprattutto avanti. Superare quelle regole poste e autoimposte che cominciavano evidentemente a star strette al buon Ward che ricorre ancora una volta all’aiuto del fido Matt Miller e si circonda di musicisti vecchi e nuovi.
Geoff Rickly e Tucker Rule dei Thursday, le voci di Kayleigh Goldsworthy in “Mind Over Matter” e Angelica Garcia nell’intensissima “Spiders”, le chitarre di Michael James Adams e Jeff Goldsmith, l’ex bassista degli At The Drive In Kenny Hopper alle tastiere. Quasi tutte collaborazioni nate durante la pandemia e completate via mail ma ascoltando questi dodici brani non si avverte la distanza. Il feeling è quello di una sala prove affollata e sudata.
“Sparta” è un disco dinamico, asciutto e grintoso, quarantadue minuti che partono col botto: “Kill The Man, Eat The Man” batteria incalzante, ruvide melodie e molta adrenalina. “It Goes” continua sulla stessa brillante falsariga e introduce qualche riferimento al suono Dischord di cui Ward è un fan dichiarato mentre “Three Rivers” è una rotonda ballata che si sposta verso territori più riflessivi con un bel basso presagio di un sound più morbido che lascia poi il passo a “Hello Rabbit” con il piglio del brano tutto da cantare tra armonie, combattivi echi rock e chitarre belle tese.
Altrettanto ricco l’arrangiamento di “Slip Away” che dopo un inizio al rallentatore vira verso derive ben più ritmate. “Just Wait” è una ballata acustica scritta sul momento e immediatamente registrata, raro attimo di quiete prima di “Until The Kingdom Comes” che sembra un breve ritorno al sound classico degli Sparta, quel misto agrodolce di melodie e grida evocato anche in “Dark Red Quicksand” con Geoff Rickly alla seconda voce.
La resilienza di “Carry On” è quel che ci vuole in tempi come questi, semplice ma dritta al punto come la conclusiva “True To Form” del resto, un bel brano rock sfrenato e lucido che sintetizza la filosofia di vita di Jim Ward (con tanto di sample da un discorso dell’ex candidato alla presidenza Beto O’Rourke). Tanta carne al fuoco quindi – come ha rivelato lo stesso Ward in un bell’approfondimento traccia per traccia per Brooklyn Vegan – ma non troppa in un album che conferma il gran stato di forma degli Sparta.