Seguiamo ormai da più di un paio d’anni i Lounge Society fin da quando nel 2020 pubblicarono, per la Speedy Wunderground del loro mentore Dan Carey, il loro singolo d’esordio “Generation Game”: sono poi arrivati l’EP “Silk For The Starving”, uscito lo scorso anno, e l’album “Tired Of Liberty”, che ha visto la luce ad agosto.
La giovanissima band dello Yorkshire ha continuato a dimostrare interessanti segni di crescita (il loro debutto full-length è stato anche nostro disco della settimana) e non potevamo certo perderci una delle loro date italiane.
Stasera ci troviamo al Covo Club di Bologna, un locale che, nel corso dei suoi oltre 40 anni di storia, ha visto passare sul suo palco band che poi sono esplose e diventate importanti: sarà lo stesso anche per i quattro ragazzi di Hebden Bridge? Il futuro ce lo saprà dire, ma nel frattempo siamo curiosi di ascoltare anche dal vivo i pezzi del loro recente LP.
Nonostante l’ora piuttosto tarda (il concerto ha inizio pochi minuti prima della mezzanotte), la sala della storica venue di viale Zagabria è abbastanza piena, segno di un buon interesse verso la musica di questi giovani inglesi che, scrutando i loro volti mentre passano in mezzo al pubblico per raggiungere il palco, sembrano ancora più giovani dei loro 20 anni.
A iniziare la serata è “Cain’s Heresy”, estratta dal loro EP del 2021: il brano si apre con dure chitarre dai toni ipnotizzanti che poi lasciano spazio a una lunga e vibrante jam, in cui i ritmi diventano sempre più insistenti e il rumore e le grida del bassista Cameron Davey e del chitarrista Herbie May, che si alternano ai vocals, prendono il sopravvento, senza però dimenticare di creare belle sensazioni melodiche, prima che il pezzo di chiuda ancora in maniera piuttosto grintosa.
Dobbiamo ammettere che la successiva “People Are Scary” è una delle nostre preferita di questa serata: sarà per il suo ritmo serrato, ma allo stesso tempo saltellante, sarà per quelle sensazioni art-punk molto dancey che ci ricordano gli statunitensi Bodega, che abbiamo visto proprio al Covo Club pochi mesi fa, ma questo brano riesce a far divertire il pubblico felsineo: solo il finale diventa più weird e dai toni inaspettatamente riflessivi.
Poco più avanti troviamo invece “Remains”, dove i quattro ragazzi dello Yorkshire fanno uscire tutta la loro euforia e la loro grinta con ritmi elevati ed elementi punk che arrivano dritti a incendiare i presenti in particolare nell’intenso drumming di Archie Dewis: incredibilmente esaltante e una botta di energia giovanile che ci ha fatto sicuramente piacere.
Synth e frizzanti chitarre caratterizzano, invece, “No Driver”, piuttosto incazzosa con quelle sue grida potenti, ma anche passionali, mentre la batteria aggiunge un non so che di dancey al mix e le sensazioni melodiche non vengono mai a mancare.
Dopo una “Upheaval” dai toni riflessivi, che non gira però troppo bene a causa dei vocals non perfetti, è “Beneath The Screen” a riportare il concerto sui binari giusti con quei suoi synth e quelle sue sei corde e soprattutto quel drumming insistito e divertente che ci guida verso energici territori art-punk che sembrano voler farci viaggiare indietro di qualche decennio.
Non puo’ che essere “Generation Game” a chiudere la serata: la velocità continua ad alzarsi regalando momenti scoppiettanti e pieni di adrenalina, prima di tornare ai toni tranquilli iniziali, ma poi è ancora una volta Dewis, con quel suo drumming galoppante, a riportarci di nuovo sui ritmi folli che concludono il brano.
Una band davvero interessante che in questi cinquanta minuti ha dimostrato di avere già un ottimo potenziale, costruendo un live-show interessante e pieno di adrenalina: i Lounge Society, aiutati anche dalle sapienti mani di Dan Carey, hanno davanti a loro una carriera brillante. Ne siamo sicuri.
Photo Credit: Paul Hudson (CC BY 2.0)