I Nation Of Language arrivano per la prima volta in Italia per presentare il loro secondo LP, “A Way Forward”, uscito a novembre 2021 via PIAS.
Composto dai coniugi Ian Devaney (vocals, chitarra, synth) e Aidan Noell (synth, backing vocals), insieme al nuovo bassista Alex MacKay, il gruppo statunitense è stasera alla terza e ultima data nel nostro paese al Locomotiv Club di Bologna: il riscontro da parte del pubblico emiliano è davvero ottimo, con la sala del locale di via Serlio decisamente piena (anche se non sold out), segno di grande stima verso la loro musica.
La band di Brooklyn si presenta sullo stage della venue felsinea quando l’orologio segna quasi le dieci e dieci in formazione a tre senza alcun batterista: ad aprire il concerto è “A Different Kind Of Life”, un singolo realizzato a fine 2020, ma mai finito su un album. Il brano ci porta subito su tonalità ’80s piene di synth e di piacevolissime percussioni saltellanti che, come vi dicevamo prima, saranno tutte fornite da una drum-machine vista la mancanza di un live drummer: poco importa perchè i tre ragazzi sul palco riescono a sopperire a questa mancanza con un’elegante melodia creata dalla profonda voce di Ian e ovviamente la voglia di muoversi e ballare diventa sin da subito irresistibile.
Tornando alle sensazioni melodiche non è da meno anche “The Grey Commute”, che vede Devaney imbracciare per la prima volta stasera la sua chitarra, che aggiunge limpidezza al loro suono, mentre synth e percussioni continuano a lavorare su terreni dancey.
La successiva “Wounds Of Love”, più malinconica e tranquilla delle precedenti, invece abbassa il ritmo e, nonostante il buon lavoro delle tastiere, lascia prevalere la sua anima dolce-amara, mentre Ian con la profondità della sua voce riesce a disegnare atmosfere davvero sensibili.
Poco più avanti, in “The Motorist”, Devaney alterna con facilità una specie di spoken-word a una voce dalla buona sensibilità melodica e molto passionale, passando nel giro di pochi attimi da sensazioni post-punk ad altre più indie-rock e raffinate.
“The Wall & I”, già closing-track del loro convincente debutto sulla lunga distanza, “Introduction, Presence” (2020), chiude anche il mainset con grande convinzione ed è capace di trascinare il pubblico emiliano in un sincero handclapping che sfocia ovviamente in una grande voglia di ballare: le sue eleganti melodie, la sua energia percussiva e le sue influenze dancey sono davvero un bel biglietto da visita per il trio di New York City.
Dopo un paio di minuti di pausa i Nation Of Language tornano ancora sullo stage del Locomotiv Club per un encore di un paio di canzoni: prima il recentissimo singolo “From The Hill”, che ci ha dato l’impressione di essere più riflessivo rispetto al loro materiale precedente, poi “Across That Fine Line”, dove appare per la seconda e ultima volta oggi anche la sei corde di Ian. La band statunitense non risparmia le ultime energie, disegnando ottime melodie chitarristiche che, insieme agli elementi elettronici, regalano l’ultima scossa ai presenti.
Cinquantacinque minuti pieni di romanticismo e di nostalgia per gli anni ’80, assolutamente piacevoli e divertenti: nonostante la mancanza di un batterista che, a nostro avviso, aggiungerebbe un’ulteriore forza al gruppo di Brooklyn, i Nation Of Language hanno regalato una performance più che buona e hanno sicuramente fatto passare una serata gradevole ai numerosi fan giunti al Locomotiv Club.
Photo Credit: Paul Hudson from United Kingdom, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons