Esordio molto interessante quello dei molisani Diamarte prodotto da Carmelo Pipitone. Andrea D’Amico (chitarra e voce) Davide Pacitto (chitarra) Floriano Gentile (basso) Piermarino Spina (batteria) si muovono agili sull’onda di un rock aggressivo e rabbioso con derive noise e stoner, che punta molto su chitarre taglienti e batteria arrembante in un mix che ha i primi Verdena e i Fine Before You Came come principale punto di riferimento.
Dieci brani registrati in pieno lockdown e nati nella solitudine dei boschi del Molise che sembrano volersi ribellare contro ogni forma di restrizione e confino. Voglia di libertà e cambiamento già ben evidente negli arpeggi ipnotici di “Resisto” e in una “Marie” distorta e grintosa che trasporta nella Parigi decadente degli ultimi giorni di Jim Morrison. Il meglio i Diamarte lo danno quando spingono sull’acceleratore: la cupa e metallara “Ira su Marte”, l’elettrica “Fuori Traccia” e “Belzebù” in particolare colpiscono per la potenza sonora e la forte personalità , decisiva in una band così giovane.
Non un sound a senso unico in ogni caso quello del quartetto: “Falso Risveglio” e “Universale (il mio rifiuto)” hanno un forte impianto melodico, “Fiori In Via Fani” ambientata negli anni di piombo punta su un arrangiamento minimale in continuo crescendo con una bella coda strumentale affidata al gioco tra sintetizzatori e chitarre, “Viola Cornuta” mostra il lato più intimista dei quattro in bilico tra furia e poesia. Il rock n roll non è morto di certo e nelle mani dei Diamarte avrà lunga, lunghissima vita.
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