Mirabile operazione quella della Skep Wax, che ristamperà , con calma, tutto catalogo dei mitici Heavenly. Il primo tassello è stato messo, ovviamente, con “Heavenly vs Satan“, che ha appena trovato pubblicazione (“Le Jardin de Heavenly” è atteso nell’estate del 2023, “The Decline and Fall of Heavenly” e “Operation Heavenly” nel 2024).
Certe uscite vanno celebrate a dovere…
di Francesco Amoroso
(la versione integrale dell’articolo è su “Triste. Indie Sunset in Rome – Don’t be sad, be TRISTE ©”)
In un 1990 ricchissimo di musica, di gioventù e di amore, trasmettevo alla radio (e non potevo fare a meno di saltellare scompostamente ogni volta che lo facevo) anche “I Fell In Love Last Night” e “Our Love Is Heavenly”, i primi due singoli di una band inglese di cui non sapevo nulla ma che, poichè erano usciti per la Sarah Records, avevo acquistato a scatola chiusa.
Si chiamavano Heavenly e di loro la cosa che mi stupiva di più era il coraggio sfrontato nell’essere melodici e brillanti senza la minima preoccupazione di suonare fuori contesto o alla moda.
Solo più tardi, probabilmente all’epoca dell’uscita dell’esordio della band di Oxford, “Heavenly Vs. Satan”, fui in grado di reperire più informazioni, scoprendo che gli Heavenly si erano formati dalle ceneri dei Talulah Gosh nel 1989, tentando di sposare l’energia e l’attitudine punk con l’influenza dei girl gruops degli anni ’60.
Tra il Grunge e l’ascesa del Brit Pop (cui, non a caso, quasi tutti i musicisti del giro Sarah si riferivano con il termine, vagamente dispregiativo, Lad-Rock) l’esordio di una band con una front woman e che faceva della melodia il proprio cavallo di battaglia, non poteva non risultare spiazzante.
Eppure, lontano dalle beghe di cortile della stampa inglese, che definiva, in maniera machista e dispregiativa, la loro musica come twee e non degnava “Heavenly Vs. Satan” di grande attenzione, mi ero innamorato di quella verve, della voce cristallina, spensierata eppure pungente di Amelia Fletcher, dei ritmi veloci ma mai frenetici delle loro canzoni, del loro romanticismo esplicito e pieno di autoironia. Così come gli Heavenly ignoravano scientemente e con attitudine punk, l’ambiente sempre più maschilista della scena britannica dell’epoca -insieme a tante altre band dell’etichetta Sarah Records- io ne ignoravo la dirompente forza politica e mi lasciavo trasportare dalle melodie chitarristiche di “Cool Guitar Boy” e “Shallow”.
“Heavenly Vs. Satan” era, per me, ventenne con la testa spesso tra le nuvole, solo l’espressione di un’esuberanza amorosa, di una vitalità straripante, che, tuttavia, non corrispondeva a quella di tanti coetanei, la cui attività principale era quella di spruzzare testosterone in giro, appena se ne presentasse l’occasione.
Per me, maschio, bianco, eterosessuale di provincia (la questione cis era molto lontana allora dalle nostre menti semplici) non era facile trovare il coraggio di esprimere e lasciare trasparire il mio fragile romanticismo, il mio disagio rispetto a tutto quanto fosse macho e brutale e, forse più in maniera inconscia che esplicita, Amelia Fletcher e compagni e il loro femminismo poco aggressivo, mi davano una valvola di sfogo importante.
Gli Heavenly avrebbero dimostrato, anche grazie ai loro legami con la scena riot grrrl, che l’essere politici e punk non doveva necessariamente corrispondere con l’essere brutti, sporchi e cattivi. E maschi.
Gli Heavenly erano una band twee, con buona pace di coloro che davano a questa espressione un significato negativo. Erano twee perchè la loro forza risiedeva nel loro imbracciare la propria debolezza come un’arma. Un’arma, però, si badi bene, non destinata a offendere, ma a rispettare, a onorare. Nei loro testi si onoravano l’amore, la fiducia, il dolore, l’imbarazzo e l’insicurezza: tutti sentimenti e sensazioni che non sono mai stati di moda e che, probabilmente, mai lo saranno.
A distanza di trentadue anni (!) le canzoni degli Heavenly suonano ancora attuali e hanno ancora qualcosa da dire, perchè le idee e i sentimenti che esse veicolano sono ancora importanti. Sono, anzi, imprescindibili in un’epoca ormai sempre più caratterizzata dal sopruso e dal cinismo.