Le musiche proposte dai Calibro 35, anche quando si tratta delle rivisitazioni dei classici dell’incommensurabile maestro Ennio Morricone, hanno quella scintilla di fantasia, di sperimentazione e di creatività che consente loro di vivere di vita propria. Queste canzoni esistono; queste canzoni respirano; queste canzoni si trasformano in un filo invisibile che connette ogni spettatore presente nella sala del teatro Lyrick di Assisi; queste canzoni hanno un immaginario di riferimento florido ed abbandonate che consente loro di esprimere tutti i bisogni e tutte le speranze che si agitano nel nostro animo.
Queste canzoni sono completamente svincolate, ormai, dalle loro versioni originali, nonchè dal tempo e dallo spazio nel quale esse sono state ideate e concepite e si immergono, totalmente, nel nostro presente; si specchiano nei nostri possibili ed incerti futuri; tentano di divertire, di crescere, di stupire, ma anche di predisporre i nostri spiriti inquieti a scegliere meglio e non cadere nei frequenti abissi di individualismo e di antagonismo che, sempre più spesso, caratterizzano le nostre piccole e brevi vite.
La musica e l’arte, come ci ha mostrato Ennio Morricone e come ci mostrano anche i Calibro 35, sono l’unico strumento col quale possiamo essere più resistenti della materia, prescindere dalle ridotte risorse spazio-temporali a nostra diretta disposizione e costruire qualcosa che possa andare oltre, indipendentemente da quanto siamo ricchi, potenti, forti o influenti; concetti assoluti di verità e giustizia che, frequentemente, ignoriamo, ma che nella terra del poverello assumono un sapore e una consistenza diverse, nonchè una tensione capace di scuoterci dal nostro profondo sonno assuefacente e materialista.
E così, tra atmosfere eroiche, orizzonti e tramonti western rosso fuoco, improvvisi cambi di ritmo, ultimi duelli, avventure mozzafiato, fughe jazzistiche in avanti, divagazioni oniriche che, invece, si specchiano in un epico passato psichedelico, armonie funkeggianti e tutta una serie di visioni fantastiche ispirate dai synth, ma anche dalle pellicole da cui sono tratte queste canzoni, oltre che dalle nostre personali esperienze quotidiane, la nostra anima turbata guarisce, guarisce sempre di più.
I Calibro 35 non si muovono per mero opportunismo artistico, nè tanto meno tentano, ingenuamente, la strada dell’eccesso creativo fine a sè stesso, essi restano consapevoli, anche durante le esibizioni dal vivo, consapevoli del materiale prezioso sul quale stanno posando le mani, ma anche del proprio muro del suono, il quale si adatta e si ridisegna a questo nuovo percorso sonoro, senza, però, mai perdere la propria autenticità , il proprio dinamismo cinematico, la propria peculiare sensibilità umana ed artistica che non è qualcosa di artificiale e precostituito, ma è frutto dell’interazione, del confronto, dello scontro, della sintesi e dell’analisi tra tutte le persone che sono presenti sul palco e anche tra tutti coloro che, pure se invisibili, rendono possibile questo viaggio morriconiano e teatrale targato Calibro 35, compresi, ovviamente, anche gli spettatori presenti in sala.