Avvicinarsi al jazz è sempre un operazione abbastanza complessa per chi non è esperto e non domina il genere, e in effetti nella mia collezione di vinili il jazz è praticamente assente, fatta eccezione per Chic Corea e Miles Davis e qualche classico (allargandomi non poco ci voglio anche mettere la fantastica e amatissima Carmel che mischiava i generi con estrema abilità e qualità , tanto da attirare l’attenzione di Brian Eno che fini con il produrre alcuni brani alla band).
A questo voglio aggiungere con po’ di affetto anche la mia presenza a Umbria Jazz, grande festa della musica e appuntamento imperdibile per tuffarsi in un mare di musica, che ho purtroppo temporaneamente interrotto, ma che spero di ricominciare a frequentare il prima possibile.
Gli Ezra Collective hanno qualità e una voglia di contaminazione, ovviamente non nuova, capace di attirare l’attenzione anche dell’ascoltatore occasionale del genere, attraverso una precisa volontà di realizzare pezzi nei quali, a volte, lasciano lo spazio per far esprimere al meglio, agli ospiti, le loro principali caratteristiche.
Nel loro precedente e osannato album “You Can’t Steal My Joy” la parte riservata agli ospiti aveva messo la ciliegina ad un album di debutto riuscitissimo: “Reason in Disguise” era un pezzo cantato da Jorja Smith che sarebbe stato benissimo nel ‘Best of’ di Amy Winehouse e “What Am I to Do?” un formidabile brano impreziosito dal rap metropolitano di Loyle Carner; in questo “Where I’m Meant To Be” si ripetono mettendo in chiaro fin da subito lo spirito moderno e coinvolgente del loro sound.
“Life Goes On” che apre l’album è un brano fantastico, con una sezione ritmica a tinte afro riuscitissima sulla quale si muove abilmente la rapper originaria dello Zambia Sampa the Great accompagnata dai fiati, rap e jazz in una fusione perfetta e incisiva accompagnato da un bellissimo video, cosa che si ripete con “No Confusion” che vede il featuring di Kojey Radical.
Il resto è un viaggio continuo tra suoni cubani “Victory Dance”, afro beat “No Confusion ” e reggae “Togetherness”, pezzo notevole, e “Ego Killah”, sapori a volte accennati e a volte dominanti ma sempre accompagnati da una sezione ritmica coinvolgente, merito dall’abilità dei musicisti e da una continua qualità capace di catturare l’attenzione di qualsiasi ascoltatore.
Tutto l’album scorre via senza stancare tra registrazioni di conversazioni con il regista Steve McQueen e con il batterista Tony Allen e la partecipazione di altri ospiti sui quali spicca Emeli Sandè in “Siesta”, fino alla degna chiusura con “Love In Outer Space” cantata da Nao.
Gli Ezra Collective non ci fanno mancare neanche il momento sorprendente e inatteso, sto parlando di “Smile”, un classico che vanta infinite interpretazioni, canzone composta dal geniale Charlie Chaplin ed inserita come tema del suo capolavoro del 1936, uno dei suoi molti, “Tempi Moderni”, la band ne fa una versione fantastica che personalmente ho trovato davvero superba, con il pianista Harmon-Jones che si lascia andare a virtuosismi che stravolgono il brano originale pur mantenendone tutto il fascino attraverso cambi e idee originali fino all’ultima nota.
Gli Ezra Collective riescono a ripetersi, offrire un jazz moderno e coinvolgente e donarci un ascolto davvero gratificante, se avete voglia di avvicinarvi al jazz o semplicemente regalarvi un ascolto senza pregiudizi “Where I’m Meant To Be” è l’occasione giusta.