Carla dal Forno continua a interrogarsi sul senso misterioso della realtà circostante, imprimendo un consolidamento del suo approccio minimal alle composizioni, che in questo “Come Around” si vestono di una evidente omogeneità di stile, con l’uso parsimonioso dei musicisti, con un paio di brani strumentali che contribuiscono ad incrementare l’idea di volersi rifugiare dentro poche certezze, dentro poche variazioni sonore.
C’è in questo suo quarto album un approccio che intreccia una sensibilità tipicamente slow core dentro un apparente semplicità quasi da french touch, un’apprezzabile naturalezza nel proporre una sofisticata ricostruzione di un mood da piccolo club, che passa con nonchalance da atmosfere ipnotiche alla Lana del Rey a cose appunto più dreamy che ammiccano a dei Beach House meno shoegaze.
L’apparente facilità di approccio della Dal Forno però in questo album non riesce ad andare oltre una impostazione di certo spontanea ma che fatica a tracciare un solco un pò più profondo del gusto che si annida nelle canzoni, mancando spesso l’obiettivo all’interno di un assortimento monocorde, con uno sviluppo dell’album che ahimè fa dimenticare le singole parti nei confronti di un rilassamento generale, ai limiti della stanchezza; sarà che a volte l’indie quando diventa ragione d’essere si dimentica che ci vorrebbe anche un pò più di curiosità , un’occhiata verso quello che esiste anche fuori da questo mondo, uno sprizzo di audacia nel provare a connotare in modo più sanguigno la propria espressività , cosa che non si può fare a meno di non notare ad esempio a proposito della performance vocale della cantante australiana, che ricalcando appunto uno stile off, quasi da cameretta, non riesce a dare un impulso più vicino a qualche ipotesi di feeling, risultando alla fine un pò piatta e come dire fragile.
Insomma, appena finisce l’ascolto di “Come Around” si viene colti dalla chiara sensazione che la sincerità di una proposta che certamente svela e immerge l’ascoltatore dentro un comodo piccolo mondo, rarefatto ed onirico, non basti a creare un piacere completo, men che meno duraturo, ma a volte servono anche dei passi interlocutori per capire dove migliorare o continuare a perseverare. Si vedrà .