Continua a regalare dischi di prezioso e contaminato indie folk Stefano De Stefano, voce dei Pipers e ormai da anni titolare del progetto solista in lingua inglese An Early Bird. Tre gli album all’attivo (“Ghosts & Marvels”, “Echoes Of Unspoken Words” e “Diviner” più l’EP “In Depths”) e un quarto ““ “Are We Still In?” ““ uscito a metà dicembre, tempo di classifiche e bilanci. Un periodo non certo pieno di nuove uscite, quest’anno sembra però fare eccezione con diversi artisti che hanno scelto di pubblicare nel freddo dicembrino (Little Simz e Gazebo Penguins solo per citarne alcuni).
De Stefano considera “Are We Still In?” il suo album più complesso: un mix di folk, pop, soft rock nato a luglio scorso e completato a tempo di record con l’aiuto di ospiti come Meadows, Agnes Milewski, Marti West e Her Skin. Trenta minuti aperti dalla chitarra acustica e dalla sensibilità pop di “Huge” con le voci di An Early Bird e Meadows che creano belle armonie e ritornelli accattivanti. Delicata la title track, ben più ritmata “Wake up, Wake up” ma la carta vincente di Stefano De Stefano restano ballate sincere e disarmanti come “Little Wild Heart” in cui spunta persino un’armonica molto dylaniana o “Tip Toe Walk” in bilico tra indie e folk.
“Last Song Of The Year” ricorda molto indie rock americano (Silversun Pickups in testa) stesso discorso può essere fatto per una “Lights Off” profondamente melodica. La batteria ritmata e le tastiere di “Colours” ne fanno un brano pop di buona fattura che entra in testa senza fatica mentre torna al folk più puro “Fading Into Day” per i saluti finali, a chiudere un album dalle atmosfere soffuse e gentili dove la chitarra acustica è lo strumento principale ma non più esclusivo come in passato. Conserva un certo candore nei confronti della musica An Early Bird, un malinconico e misterioso stupore che pervade ogni nota di “Are We Still In?” rendendo l’ascolto piacevole.