10. SPOON
Lucifer On The Sofa
[Matador]
La nostra recensione
Con questa decima prova sulla lunga distanza, la compagine statunitense guidata da Britt Daniel fa centro ancora una volta. E diciamolo, non è una novità . Grande band gli Spoon e super questo record di dieci tracce che in apertura ci delizia con “Held”, una bellissima cover di Bill Callahan. Il resto dell’album prosegue con una serie di brani dal sapore di classico indie-rock senza sbavature.
9. BAND OF HORSES
Things Are Great
[BMG]
La nostra recensione
Le “cose sono grandiose” davvero in questo sesto album della band di Seattle (oggi di stanza nella Carolina del Sud). Il lavoro intorno a queste dieci episodi è notevole e appagante, dove trovano rifugio melodie senza tempo sorrette dalla riconoscibilissima voce di Ben Bridwell, vero deus ex machina di una band che, nel frattempo, ha avuto un cambio di line-up con il supporto ora di Matt Gentling e Ian Monroe (basso e chitarra), dopo le importanti defezioni di Bil Reynold e Tyler Ramsey. “Things Are Great” è un album completo con un timido ritorno al sound delle origini per una band a volte sottovalutata.
8. ANGEL OLSEN
Big Time
[Jagjaguwar]
La nostra recensione
Un deciso capolavoro per la cantautrice del Missouri che ha ritrovato le influenze country-folk a lei tanto care archiviate, almeno per ora, le note synth-pop del precedente lavoro. “Big Time” è un disco profondo, intenso, difficilmente dimenticabile dove le melodie della Olsen trovano conforto nelle sue storie personali (lutto e coming out). Lasciarsi trasportare dalle note eteree di “Ghost on”, “All the Good Times” o “Dream Thing”, solo per citarne alcune, diventa un’esperienza totale.
7. THE HAUNTED YOUTH
Dawn on the freak
[Mayway]
La nostra recensione
Uscito poche settimane fa questo incredibile esordio degli Haunted Youth, band belga trainata da Joachim Liebens. Dream pop e shoegaze segnano il leitmotiv dell’intero disco dove echeggiano perle straordinarie come “Gone” e “Shadows” ma dove i risvolti “poppy” di “Teen Rebel” o “Coming Home” imprimono certezza sulla bellezza di questo sognante e ammaliante album.
6. PLACEBO
Never Let Me Go
[So Recordings]
La nostra recensione
Era atteso da tempo il ritorno della premiata ditta Molko/Olsdal (il batterista Steve Forrest ha abbandonato nel 2015) dopo il loro ultimo album “Loud Like Love” risalente addirittura nel lontano 2013. “Never Let Me Go” è l’album che conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’assoluta bravura dei Placebo. Una band come poche dal sound riconoscibile ma che ha saputo reinventarsi senza mai sfigurare. Ben tornati.
5. ARCADE FIRE
We
[Columbia Records]
La nostra recensione
L’ultimo album di William Butler sotto l’egida degli Arcade Fire (dopo aver annunciato il 19 marzo 2022 sul proprio account Twitter di aver lasciato il gruppo) è un tripudio di perfette melodie incastonate in due distinte parti del disco. La prima ci travolge con una sorta di nostalgica atmosfera laddove la seconda ci proietta speranzosa verso brani come “Unconditional I” e “Unconditional II”. Questo “We” probabilmente non è il loro miglior album ma per certo è un lavoro strepitoso.
4. THE SMILE
A Light for Attracting Attention
[Self Help Tapes]
La nostra recensione
Quando due membri fondatori (Thom Yorke e Johnny Greenwood, insieme al bravo produttore Nigel Goldrich) di una delle più grandi band degli ultimi trent’anni decidono di metterne su una versione 2.0 di quella band, allora ben si comprende il perchè siamo di fronte ad un disco immenso. E si, a “A Light for Attracting Attention” è un gioiello dove ogni singolo brano (su tutti “The Opposite”, “Free in the Knowledge”, “We Don’t Know What Tomorrow Brings”) è una sintesi della perfezione, dove minuziosi arrangiamenti non lasciano spazio a difetto alcuno trasformando lo spettacolo in uno spettacolo”…superbo!
3. FONTAINES D.C.
Skinty Fia
[Partisan]
La nostra recensione
Oramai la band irlandese non ha più necessità di acquisire conferme o dimostrare ancora come il post-punk, post-rock proveniente dall’isola di Smeraldo sia un’assoluta certezza. La band capeggiata da Grian Chatten ancora una volta riesce a piazzarsi senza alcuna difficoltà sul podio questa volta per ritirare un meritatissimo bronzo. Praticamente impossibile non mettere in loop pezzi stratosferici come “Jackie Down the Line” ovvero “I Love You”. Che band ragazzi!!
2. ARCTIC MONKEYS
The Car
[Domino Records]
La nostra recensione
Medaglia d’argento per il successore di “Tranquility Base Hotel & Casino” solo che, questa volta, gli Arctic Monkey di Turner e soci probabilmente si sono superati. Arrangiamenti eleganti, sublimi, praticamente e semplicemente sontuosi. “The Car” è un disco meraviglioso che coinvolge con un ascolto importante e sopraffino. E poi c’è lui, “Body Paint”, un brano inafferrabile, perfetto, sicuramente il più bello di questo 2022.
1. SUEDE
Autofiction
[BMG]
La nostra recensione
Personalmente un primo posto abbastanza scontato. Nono album per dei “padri” del britpop che vede un Brett Anderson in pieno stato di grazia. “Autofiction” è un album che contiene dieci brani, dieci hit, dieci inni incredibili, ritornelli spaziali che riavvolgono il nastro nei tempi eccezionali che furono. “The Only Way I Can Love You”, “She Still Leads Me On”, “Shadow Self” da sole potrebbero bastare, ma l’intero full-length è un magnifica dimostrazione delle doti di questa inconfondibile band. Grazie.