10. BLOC PARTY
Alpha Games
[Infectious / BMG]
La nostra recensione
Una band che si perde nel suo percorso è andata. Una band che si perde nel suo percorso, ma continua non rendendosene conto è andata. Ma quando una band come i Bloc Party torna alle origini, riproponendo il loro sound particolare, allora tutto è perdonato e si può ritornare ad amarli.
9. BEACH HOUSE
One Twice Melody
[Sub Pop]
La nostra recensione
Una carriera veramente inattaccabile. Sono d’accordo con il mio collega che ha recensito l’ottavo lavoro in studio dei Beach House. Ci sono pochi artisti, poche band che riescono in qualche modo a fare quello che vogliono, magari cambiando un po’ la rotta ma convincendo tutti di quello che stanno facendo. E loro ci sono riusciti ancora una volta, portando alla luce un ottimo lavoro tra futuro e passato.
8. KULA SHAKER
1st Congregational Church of Eternal Love and Free Hugs
[StrangeF.O.L.L LLP ]
La nostra recensione
Che io abbia un amore infinito per questa band è a dir poco scontato. Uno dei migliori album a mio parere dell’anno: i Kula Shaker per l’ennesima volta riescono a trasportarci nella loro psichedelia per farci ascoltare un altro racconto, un’altra storia a suon di chitarre, distorsioni e ritmi orientali.
7. PHOENIX
Alpha Zulu
[Glassnote]
La nostra recensione
Registrato nel Museo di Arte Decorative del Louvre di Parigi, i moschettieri francesi hanno fatto c’entro di nuovo. I Phoenix sono una bomba in studio e dal vivo, trasportando l’ascoltatore attraverso una galleria di suoni mischiati che non si dimentica facilmente. E in questo lavoro la galleria è proprio la loro, allestita con tutti i loro migliori momenti.
6. ARCADE FIRE
We
[Columbia Records]
La nostra recensione
Una band come gli Arcade Fire è indiscutibilmente a livelli alti. E anche se al loro frontman è capitato di dover passare da spiacevoli inconvenienti mediatici (ben giustificati) non possiamo non considerare questo album come uno dei più attesi dell’anno e, di nuovo indiscutibilmente, un ottimo lavoro di gruppo, perchè sì non possiamo non ascoltare più i canadesi solo per una cazzata del frontman. Smettiamola di fare gli ipocriti, dai.
5. THE SMILE
A Light for Attracting Attention
[Self Help Tapes]
La nostra recensione
Anche se è l’ennesimo side project di quel mattacchione di Yorke, The Smile hanno quello che funziona e non solo per la fantasmagorica formazione (Greenwood e Skinner), ma per le vibes che non possono non riportarci ai lavori più cupi, chiusi ed intimisti dei Radiohead. Tanta roba in studio e dal vivo per un album che complessivamente merita benissimo questa posizione
4. FONTAINES D.C
Skinty Fia
[Partisan]
La nostra recensione
Visti dal vivo in maniera ignorante e rimasto folgorato. Sentiti in studio e rimasto doppiamente folgorato. L’essere musicalmente rozzi e non perfettini in tutto, timbricamente particolari ma eccellenti: questa è la scoperta nella band Fontaines D.C, che ti riporta alla realtà cruda facendoti prima volare in alto, altissimo. Questo essere così underground ci riporta indietro di tantissimo tempo, e non possiamo che esserne tanto (ma tanto) felici.
3. FLORENCE and THE MACHINE
Dance Fever
[Polydor Records]
La nostra recensione
Dopo tanti lavori sotto la media, al terzo posto di questa classifica totalmente di parte troviamo una ritrovata scoperta, un’attesa molto lunga che finalmente viene ripagata grazie al meraviglioso e super introspettivo album di Florence and The Machine. Per molti magari non è cambiato niente, per me, invece, con questo disco arriviamo a toccare vette altissime di composizione e scrittura rendendo il prodotto finale una pietra miliare di quest’anno.
2. ARCTIC MONKEYS
The Car
[Domino Records]
La nostra recensione
Quando c’è da discutere, il sottoscritto è sempre in pole position. E questo album, in questa posizione vuole essere una bella motivazione per discutere. Proseguio del buon vecchio “Tranquility”, gli Arctic Monkeys tornano con un disco che oggettivamente è stupendo e ben fatto, ma uguale identico al precedente. Per me merita senza ombra di dubbio il secondo, per voi?
1. ALT-J
The Dream
[Infectious]
La nostra recensione
Uno stupendo primo posto per una band che nel 2017 (vi) ha totalmente delusi.
Gli Alt-J hanno ben pensato di sfornare LA chicca dell’anno, facendoci emozionare da brividi come nel lontano 2012 durante gli albori di “An Awesome Wave”. Con un sound delle origini, un’armonia strumentale delicata e convincente, il tutto mischiato alla voce soave di Joe che torna alla grande rendendo questo album indimenticabile, non posso non incoronare “The Dream” al primo posto.