Garage rock in dialetto napoletano. I Thelegati sono questo ma anche qualcosa di più. Ce lo dimostrano bene nelle dieci tracce di “Senza paura”, un album caratterizzato da una grande varietà di stili e atmosfere. Un lavoro compatto ma composito, attraversato da una miriade infinita di influenze, ricco nella proposta nonostante i pochi elementi con cui è stato costruito.
A Danilo Di Fiore (voce e chitarra), Stefano Pelosi (voce e basso) e Ciro D’Ambrosio (batteria) bastano i loro tre strumenti per dar vita a un microcosmo musicale dove i suoni desertici dello stoner si scontrano con quelli sanguigni di un punk dal forte retrogusto blues.
Il minimalismo quieto ma inquietante che è alla base di “Ncoppa o Lago” e “Luntano” ““ due ottimi brani sperimentali, imbevuti dell’acido di una psichedelia che quasi sembra dilatarne le note ““ è agli antipodi rispetto all’energia cruda e selvaggia che esplode dai riff di “Pietre”, “”‘O Masto”, “Fujetenne”, “Parl’ Poco” e “Luciano”, dove i Thelegati si divertono a mostrarci il loro volto più cattivo senza mai rinunciare alle melodie che pure ricoprono un ruolo importante in tutti i trentotto minuti di “Senza paura”.
La band partenopea, infatti, ha un insospettabile lato pop che trova risalto nell’attenzione riservata alle armonie vocali e ai ritornelli, alcuni dei quali davvero molto immediati e incisivi. Penso soprattutto a quelli di “Tu Tu Tu”, una canzone semplice e divertente che si stampa in testa sin dal primo ascolto, e di “Fermo”, probabilmente il pezzo migliore del disco insieme al lungo strumentale finale, una “Terra Nera” che ci trema sotto i piedi con la forza che potrebbe avere un concerto dei Fu Manchu (o dei Karma To Burn, visto che non c’è voce) al centro della zona rossa dei Campi Flegrei.
Non fate troppo caso all’influenza dei Queens Of The Stone Age del primo periodo che, in alcuni passaggi, è fin troppo lampante. I Thelegati hanno idee fresche e originali da vendere e, forti anche della loro peculiarità linguistica, potrebbero regalarci non poche soddisfazioni in futuro. La strada imboccata è quella giusta.