Sono passati appena due anni e mezzo dall’uscita di “Wave”, il sesto LP di Patrick Watson, ma lo scorso aprile il musicista canadese nativo della California gli ha già dato un seguito.
Registrato insieme alla sua storica collaboratrice Mishka Stein e prodotto e mixato dallo stesso Watson, il disco “parla della negoziazione di un mondo in cui non sai più cosa è reale”, spiega la press-release.
Questo lavoro si apre con la title-track “Better In The Shade” che ospita un gentile ed elegante falsetto pieno di sentimenti inizialmente supportato dal solo piano: seppur malinconico, il brano evolve pian piano con alcuni preziosi arrangiamenti di archi che aggiungono calore alla sua voce.
La successiva “Height Of The Feeling”, invece, si presenta con synth e drum-machine, a cui si aggiungono in seguito anche percussioni e archi: il mix puo’ sembrare particolare, ma si accompagna bene con le voci di Patrick e della sua ospite, Ariel Engle dei Broken Social Scene, che rendono il brano davvero speciale e intimo.
Il pezzo centrale di questo LP, “Little Moments”, ha un non so che di Bon Iver: forse il falsetto insieme ai synth e, in sottofondo, alla delicatezza del piano possono risultare inaspettati, ma ciò che ne esce è davvero confortante sotto il piano emotivo.
“La La La La La” poi, nei suoi due brevi minuti, pur semplice a livello di struttura strumentale, trova un’eleganza notevole e aggiunge un sapore cinematografico, nostalgico quanto gradito al disco.
In nemmeno ventidue minuti e appena sette canzoni, il quarantatreenne musicista di Montreal riesce a compiere parecchie magie, sperimentando e incantando: qualsiasi modo Patrick usi per esprimere le sue emozioni, il risultato è molto piacevole e ci scalda il cuore.