Il 2022 si è chiuso con un piccolo miracolo di Natale. Dopo tre EP di qualità altalenante e non troppo interessanti – incapaci di aggiungere alcunchè alla lunga storia dei Weezer, nonostante la presenza di più di qualche piacevole brano sparso qua e là – la saga stagionale di “SZNZ” si chiude con il sorprendente “Winter”, un mini album di sette tracce che prova a riportarci indietro ai bei tempi del “Blue Album” e di “Pinkerton”.
Rivers Cuomo non torna a toccare quei vertici compositivi ma ci si avvicina moltissimo in diversi casi. Come fosse un relitto che giace sul letto di un fiume prosciugato, il power pop chitarristico e malinconico che ha reso celebri i Weezer negli anni ’90 riemerge dalle secche creative della mente di Cuomo che, arrivati i primi freddi dell’inverno, si risveglia dal lungo letargo e si riscopre abile autore di canzoni deliziose, semplici (ma solo all’apparenza”…) e orecchiabili nell’accezione più positiva del termine.
A esclusione di “Sheraton Commander”, una breve e alquanto trascurabile parentesi classicheggiante che cita l’Adagio in sol minore di Tomaso Albinoni, i Weezer di “Winter” non sbagliano davvero un colpo. La tenerezza infinita di “I Want A Dog”, con le sue leggere sfumature folk e un assolo degno di Brian May, prima scalderà e poi spappolerà il cuore a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di crescere insieme a un cane.
Nella sontuosa “Iambic Pentameter” la band non cambia pelle ma si diverte a mostrare il suo lato più pomposo, sinfonico ed epico, “flirtando” con la musica classica che, assieme al genio di Antonio Vivaldi, ha in qualche modo rappresentato la principale fonte d’ispirazione del progetto “SZNZ”. I temi dell’emarginazione e della solitudine sono centrali nelle bellissime “Basketball” e “Dark Enough To See The Stars”, due ottimi esempi di power pop tipicamente weezeriano che sembrano sbucare fuori dal 1994.
“The One That Got Away”, seppure inferiore alle tracce finora analizzate, ha il grande merito di recuperare il sapore agrodolce di “Pinkerton”, tra atmosfere cariche di tristezza e vivace energia rock. L’inverno dei Weezer si chiude in maniera memorabile con “The Deep And Dreamless Sleep”, un’altra canzone epica che scorre via tra ritmi scoppiettanti, inserti orchestrali, cori di voci bianche e intrecci armonici tra le chitarre di Rivers Cuomo e Brian Bell.
Il lungo 2022 del quartetto americano non poteva finire meglio. La speranza è che gli ottimi riscontri di “Winter”, nonostante il fortissimo legame con il passato e l’assenza di vere e proprie novità sul versante del sound, possano far comprendere al gruppo che non è poi così male restare ancorati alle proprie origini.