Si parla sempre troppo poco di quanto l’industria musicale sia capace di sfruttare gli artisti a proprio piacimento fino a sfinirli, per poi buttarli via come semplici giocattoli di cui ci si è stufati. Quando un artista decide di vivere della sua musica infatti spesso si ritrova costretto a fare di tutto pur di farsi comprare, come se a essere venduta fosse più la sua anima che le sue canzoni. Certo, quando succede ci possono essere casi al limite del comico (vedasi artisti che pur di fare qualche ascolto probabilmente venderebbero anche la propria madre), oppure ci possono essere conseguenze più serie, come quello che è successo alla più che acclamata Little Simz.
Quando Simbiatu Ajikawo ha ritirato il suo Mercury Prize grazie al suo sesto disco “Sometimes I Might Be Introvert” (di cui potete farvi un’idea leggendo qui la nostra recensione), nessuno ne era sorpreso. A suscitare scalpore, però, ci ha pensato l’assenza dello storico produttore Rob Swerdlow, con cui Ajikawo aveva collaborato per ben 7 anni: ed è qui che parte la storia di “NO THANK YOU”.
“Sometimes I Might Be Introvert” raccontava la storia di una ragazza timida che riusciva a esprimersi bene solo tramite canzoni e cercava di dare priorità al proprio benessere: in breve, la Simbiatu più vulnerabile e sincera, quella che si fa chiamare Simbi. “NO THANK YOU” racconta invece la Simbiatu artista, quella che tutti conosciamo come Little Simz. Ci troviamo davanti un disco arrabbiato, decisamente meno ambizioso e ricco rispetto al precedente – come si nota già dal numero delle tracce, 19 in “SIMBI” e quasi la metà in “NO THANK YOU”.
Annunciato all’ultimo verso la fine del 2022, il disco conferma il detto “dulcis in fundo”: non c’è stata una grandissima promozione, ma chi finora ha avuto la possibilità di ascoltarlo lo ha definito uno dei dischi migliori del 2022. Come sempre non mancano influenze RnB, gospel e funk, unito da quel rap elegante, a tratti spoken word, ormai caratteristico di Little Simz.
Le collaborazioni sono quasi assenti a eccezione di Cleo Sol, che con la sua energia soul ha già avuto occasione di accompagnare i lavori precedenti di Simz; stavolta, però, insieme a Inflo (alle produzioni) ha raccolto la rapper sotto l’ala protettiva del collettivo britannico SAULT (al punto che NO THANK YOU è uscito proprio sotto l’etichetta del gruppo, invece che la cara vecchia indipendente AGE 101).
Non a caso il nuovo disco di Ajikawo è un attacco feroce all’industria del rap (e Swerdlow, in maniera non troppo velata), con beat decisi e parole dure e precise: “come fai ad andare contro lo stesso sistema che ti ha colonizzato?”, si chiede Simbiatu nell’apripista “Angel“, brano con tracce di elettronica in cui l’artista ricorda un suo amico d’infanzia morto per accoltellamento nel 2018.
Il tono dei testi si fa decisamente più cupo e sincero nei brani successivi, in cui rivela anche il (probabile) motivo per cui avrebbe chiuso con il suo vecchio produttore, arrivando anche ad annullare delle date del tour americano di “SIMBI”: “You ain’t in the studio with me, but want commission / And if I wanna release my art, I need permission” (No Merci). In breve, Little Simz è da anni nell’industria, sa bene come muoversi e quali sono i suoi limiti, non ha sicuramente bisogno di qualcuno che stia a forzarla ad andare in tour o registrare, soprattutto quando la sua salute mentale le rende tutto più difficile.
Nella seconda parte del disco, soprattutto verso la fine, i toni si fanno più dolci, a tratti monotoni, con tanto di autotune, come se Simbiatu volesse mostrare di essere ufficialmente in pace con se stessa. Dopo aver vissuto la parte più oscura dell’industria rap, Simz può dire di essere libera, di amare ciò che fa e che è diventata: quando qualcuno dà a Simz la sua opinione non richiesta, lei dice esplicitamente che non le interessa; non perde occasione di ricordare che il segreto di resistere alle pressioni e al giudizio degli altri è coltivare l’amore per sè e la pazienza. E se qualcuno è comunque così premuroso da portare avanti consigli assolutamente non richiesti, la risposta sta tutta in tre semplici parole: no, thank you.