C’è stato un tempo, fugace eppure assai intenso, in cui i Belly, band statunitense capitanata dalladeliziosa Tanya Donelly, erano sulla bocca di tutti: amatissimi e passatissimi dalle college radio, esponenti di punta di un guitar-pop cristallino e viscerale allo stesso tempo, col solido marchio della 4AD alle spalle e l’endorsement di personaggi pubblici di un certo rilievo (ricordo una foto di
un giovane Brad Pitt con la t-shirt del gruppo), sembravano poter conquistare fette di pubblico sempre più consistenti.
Non andò esattamente così, e dopo quel gioiello di debut-album che risponde al nome di “Star” (che oggi andiamo a omaggiare nel trentennale della sua pubblicazione) e il successivo “King” che ne ricalcava le medesime intuizioni musicali, dei Belly si persero le traccia, con la sua valorosa leader alle prese con un progetto solista che le darà delle soddisfazioni, senza però quei consensi
unanimi ottenuti alla guida della sua creatura.
Già, perché riavvolgendo il nastro dei ricordi, è indubbio che l’avventura dei Belly sia da ascrivere principalmente al suo riconosciuto talento e alla sua caparbietà nel voler dimostrare che aveva tutti i mezzi per emergere in qualità di autrice e voce principale, dopo che in precedenza era sempre rimasta un po’ oscurata dalle presenze della sorellastra Kristin Hersh (con lei nei Throwing Muses) e Kim Deal (con cui condivideva la scena nei Breeders). Lasciata quest’ultima band agli albori di un fragoroso successo, già nel 1991 Tanya riuscì ad assemblare un gruppo per dare vita a composizioni assai personali e che, dietro un’effervescente patina pop nascondevano in realtà riflessioni e tormenti, quando non proprio demoni da scacciare.
L’esordio avvenne da lì a un anno con la pubblicazione (già sotto egida 4AD, estremamente convinta delle doti della Nostra, avendole già assaggiate durante l’esperienza con i Throwing Muses) dell’EP “Slow Dust”, contenente già alcuni brani che poi sarebbero confluiti in “Star” e che ne mettevano in luce il notevole impatto, un tiro chitarristico non indifferente e belle melodie a
presa rapida. Quel primo vagito si issò addirittura clamorosamente (trattandosi di un esordio, seppur di un nome già conosciuto com’era quello della Donelly) al primo posto delle indie-charts in Inghilterra.
Fu quell’exploit un autentico viatico per il successo crescente della band che prima di debuttare sulla lunga distanza fece in tempo a rilasciare l’altro Ep “Gepetto”, destinato anch’esso a rimanere impresso nella memoria del periodo. “Star”, pubblicato il 25 gennaio del 1993, era a quel punto assai atteso dal pubblico indie (ma non solo) e venne accolto con grande entusiasmo dalla critica che ne riconosceva il valore, una certa originalità ma soprattutto la natura autentica e sanguigna che albergava in episodi salienti come le già note “Dusted”, “Slow Dog” e “Low Red Moon”, e altri destinati a diventare paradigmatici della poetica e dell’estetica di Tanya e i suoi sodali: alludo in particolare alla magnetica “Full Moon, Empty Heart”, la vibrante “Angel” o la morbida e carezzevole “Witch”, senza ovviamente tralasciare la magnifica e irresistibile “Feed the Tree”, che molto contribuì a far deflagrare il loro nome tra i più
promettenti della scena underground di quella prima metà degli anni novanta, che pure erano ancora dominati dai suoni crudi e corposi del grunge.
I Belly tuttavia seppero insediarsi e prendersi la loro fetta di mercato grazie a un mix come detto micidiale di dolcezza (specie nel cantato della Donelly) e grinta, di consapevolezze amare travestite con candore pop, che li resero voci assolutamente riconoscibili e meritevoli di occupare ancora, a distanza di tanti anni, un posto di rilievo nella storia del rock alternativo a stelle e strisce.
Data di pubblicazione: 25 gennaio 1993
Tracce: 15
Lunghezza: 50:53
Etichetta: 4AD, Reprise (USA)
Produttore: Belly, Tracy Chisolm, Gil Norton
Tracklist
- Someone to Die For
- Angel
- Dusted
- Every Word
- Gepetto
- Witch
- Slow Dog
- Low Red Moon
- Feed the Tree
- Full Moon, Empty Heart
- White Belly
- Untogether
- Star
- Sad Dress
- Stay