Un racconto attraverso 40 canzoni è questa l’opera migliore, proveniente dal mondo U2, in questo nuovo, fluido, omologante ed iper-tecnologico secondo millennio. Sinceramente sono sempre rimasto affascinato dalla band degli anni Ottanta, quella che avrebbe potuto, per quanto mi riguarda, mettere fine alla sua gloriosa storia musicale con il rock elettronico, avanguardista, epico e politicamente impegnato di “Achtung, Baby”, piuttosto che lanciarsi nei mediocri dischi degli anni duemila ed arrivare, oggi, a reinterpretare->rovinare brani storici e significativi del loro unico e decennale repertorio.
Molto meglio, dunque, questa autobiografia sincera ed onesta, ma anche spiritosa e divertente, che mette a nudo Bono, il leader carismatico della band irlandese, ma anche Paul Hewson, un ragazzo e poi un uomo cha ha saputo trasformare l’improvvisa perdita della madre in un rifugio di fede, di creatività e di spiritualità, sottraendosi così a quella ingrata ed inutile spirale di rabbia che, spesso, accompagna i nostri momenti di dolore, quelli nei quali il senso di vuoto o di abbandono sembrano prendere il sopravvento su tutto il resto, in particolar modo se parliamo di un quattordicenne, dal cuore eccentrico, che vive un rapporto teso e complicato con la propria figura paterna.
La storia di questo ragazzo si intreccia, da subito, con quella difficile e incendiaria dell’Irlanda dei “troubles” che gli portano via un carissimo amico, obbligandolo a rendersi conto di quanto possano essere distruttivi tutti quegli atteggiamenti, quei comportamenti, quelle idee e quelle ideologie che tendono ad amplificare l’odio e la violenza, tentando, inoltre, di giustificarne, assurdamente, l’esistenza attraverso motivazioni di natura storica, religiosa, economica, politica o sociale.
Ma l’odio è sempre e solamente odio e non può mai portare da nessuna parte.
Degli U2 degli anni Ottanta e Novanta resta, infatti, il forte impegno politico, quello che porterà la band ad intraprendere la giusta e importante campagna di cancellazione del debito nei confronti dei paesi più poveri del globo, unendo il proprio nome a quello di personaggi illustri e leggendari come il Dalai Lama, Nelson Mandela o Muhammad Alì. Tenacia, determinazione e volontà sono questi i sentimenti che vengono fuori leggendo questo libro: Bono è stato sempre determinato nel perseguire i propri sogni e le proprie fantasie, rendendoli, sempre, qualcosa di pratico ed individuando, di conseguenza, il percorso e le strategie da seguire per giungere all’agognata meta, sin da quando il suo orizzonte era solamente quello malinconico e punkeggiante della capitale irlandese alla fine degli anni Settanta.
“Surrender” ha, ovviamente, anche i suoi passaggi più intimi e introspettivi, ad iniziare dal rapporto con Ali, compagna alla quale riconosce non solo il fatto di aver tenuto in piedi la sua famiglia, ma anche di essere stata sempre un punto fermo, quello che, nella giovinezza, lui non ha potuto avere e che, soprattutto agli inizi della sua carriera artistica, ha tentato di cercare altrove. Parliamo di un tetto sicuro sotto cui poter trovare pace, considerazione, serenità e conforto, un luogo, non necessariamente fisico, nel quale potersi aprire, nel quale poter ascoltare o rimanere, semplicemente, in silenzio; un po’ come è avvenuto con il gruppo Shalom che esortava i propri appartenenti ad avvicinarsi al Cristianesimo più puro ed originario. Questa ricerca entra, prepotentemente, in album come “October”, “Boy” e lo stesso “War”, nei quali concetti religiosi, filosofici e politici diversi vengono in contatto tra di loro e sono, successivamente, plasmati per costruire una lettura alternativa dei fatti e degli eventi, evocando interrogativi ai quali, il più delle volte, è difficile, se non impossibile, dare una risposta, ma tentando, allo stesso tempo, di mitigare l’evidente fragilità e debolezza del singolo individuo, proponendo un modello concreto di società in grado di essere più amorevole, più caritatevole, più giusta e più collettiva.
Magari non sapremo mai dov’è Dio, ma potremo ritrovare la nostra umanità perduta e creare un mondo migliore. In tal senso la musica, soprattutto quella più popolare, è fondamentale nello smuovere le coscienze, nello smascherare le ipocrisie del potere costituito, nel porre le domande più scomode e irriverenti agli uomini più potenti del pianeta, come il presidente americano, o ai manager della grandi multinazionali che detengono la gran parte delle ricchezze e delle risorse della Terra.
Queste considerazioni camminano assieme ad un Bono vero ed umano, ai suoi ricordi, alle sue metafore, ai suoi spettacoli, ai suoi testi più poetici, alla sua ironia, al suo attivismo e alle grandiose narrazioni che hanno unito, con un filo sonoro magistrale, la Berlino degli anni Novanta, quella più euforica e libera dal peso del terribile muro che la spezzava in due, la Dublino intrisa di punk e new wave e i grandi spazi e panorami dell’America più selvaggia e incontaminata, quelli di “Rattle And Hum” e “The Joshua Tree”.
Editore: Mondadori
Autore: Bono
Lingua: Italiano
Pagine: 696 pagine
Traduzione: Michele Piumini
EAN: 9788804713418