L’ho aspettato davvero tanto questo “The Whale”, che prometteva di essere un nuovo Aronofsky “realista” e spoglio, il primo dai tempi dello straordinario “The Wrestler”, di gran lunga il film che preferisco del regista americano.
I punti in comune con la pellicola con Mikey Rourke sono in effetti davvero tanti, a partire dalla condizione di loser dei due protagonisti, due autentici derelitti abbandonati da e a se stessi cui sarà lo spettatore, condividendo l’esperienza con i personaggi, a ridare il giusto valore.
La performance di Fraser nel ruolo di un obeso di oltre 300 chili divorato dai sensi di colpa è effettivamente superba e potrebbe conquistare l’Oscar, non gli perdono però un paio di momenti un po’ troppo strillati durante il dialogo con la ex meglie, mentre è invece perfetto negli sguardi dolci e tristi e negli strepiti da sforzo causati da movimenti e risa.
Tratto da una piece teatrale pluripremiata e ambientato soltanto in un appartamento, il film è davvero ben congegnato e può contare su dei personaggi intriganti, a partire dalla mefistofelica figlia del professore balena (Sadie Sink, la Max di “Stranger Things”), a tratti mi è parso però abbandonarsi ad un pietismo stucchevole e ad una necessità di commuovere che da Aronofsky non mi aspettavo.
Buono, ma non buonissimo.